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<section begin="1" />[Cito, per fissar le idee, la subordinazione delle leggi di {{AutoreCitato|Giovanni Keplero|Kepler}} alla più semplice e comprensiva legge di attrazione universale].
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Si vede subito che le condizioni sono diverse.
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Una spiegazione elettromagnetica della meccanica ordinaria dovrebbe rispondere a questo schema:

Si parte da principi elettromagnetici, indipendenti, o almeno distinti dai soliti postulati della meccanica, e poi questi si ritrovano come aspetto particolare o limite di conseguenze più generali.

[È con questi criteri che si intende la spiegazione delle leggi di Kepler: si adotta in lor vece un unico principio generale legge di {{AutoreCitato|Isaac Newton|Newton}} — e da questo si ricavano in particolare le tre leggi come risultati di prima approssimazione].

Nella meccanica elettromagnetica, come è ora costituita, si invoca invece ad un certo punto proprio il principio fondamentale della meccanica ordinaria: forza = massa × accelerazione, ponendo soltanto il secondo membro eguale allo zero.

Trarre da questi principi una spiegazione elettrica della materia non mi pare incoraggiante; direi anzi che si rasenta il circolo vizioso.

Sarà possibile evitarlo con un qualche spostamento nel modo di porre la questione?

L’onere della prova incombe a chi afferma.

::{{smaller|''Università di Padova, Settembre 1907.''}}
{{A destra|{{Sc|{{AutoreCitato|Tullio Levi-Civita|T. Levi-Civita}}}}}}<section end="1" />



{{Centrato|{{x-larger|RIVISTA DELLE RIVISTE.}}}}

{{Centrato|{{larger|'''Riviste Italiane.'''}}}}
<section begin="2" />'''Nuovo Cimento.''' (Pisa, Luglio-Agosto-Settembre 1907). — {{Sc|{{AutoreCitato|Francesco Piola|Piola}}, {{AutoreCitato|Giovanni Vailati|Vailati}}, {{AutoreCitato|Giovanni Giorgi|Giorgi}}}}, «Il concetto di massa nell’insegnamento elementare della Meccanica». Riferiscono, per incarico della Società italiana di Fisica, intorno alle opinioni esposte su questo tema nelle adunanze tenute dalla Società stessa, a Roma, durante il decorso anno scolastico, e riassumono le discussioni a cui quelle dettero luogo. La relazione non giunge ad una conclusione collegialmente accettata, ma esprime piuttosto le diverse vedute individuali dei relatori, e riporta le osservazioni di altri soci.

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