Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/330: differenze tra le versioni

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{{SAL|330|1|ThomasBot}}bastare ai colloqui di due che si vogliono bene. Parole mille volte ripetute, ed udite, sempre con significato e con piacere diverso; le quali basterebbero a provare che l’anima sola possiede la magica virtù del pensiero, e che il moto delle labbra non è altro che un vano balbettio di suoni monotoni senza il suo interno concento. Lucilio stava già per aprire il varco a tutto quell’amore che da tanti giorni lo soffocava, quando udí dietro di il passo saltellante e la vocina acuta della Pisana che gridava: - Clara, Clara, aspettami dunque, che vengo anch’io a farmi un mazzetto! - Lucilio si morse le labbra e non poté o non credette necessario celare il proprio dispetto; la Clara invece, che si era volta colla solita bontà a guardar la sorella, ebbe bisogno di osservare l’addolorato volto del giovine per rattristarsi anch’essa. Quanto a , il contento procurato alla fanciulletta da un mazzo di fiori l’avrebbe forse pagata delle mancate delizie d’un colloquio tanto sospirato coll’amante. Era buona, buona anzi tutto; e in anime cosí fatte perfino la violenza delle passioni s’attuta alla considerazione dei piaceri altrui. Ma al giovine non garbava forse questa facile rassegnazione, e il suo dispetto se ne accrebbe di molto. Si volse egli dunque con viso un po’ arrovesciato alla Pisana, e le domandò se avesse lasciato sola la nonna.
bastare ai colloqui di due che si vogliono bene. Parole mille volte ripetute, ed udite, sempre con significato e con piacere diverso; le quali basterebbero a provare che l’anima sola possiede la magica virtù del pensiero, e che il moto delle labbra non è altro che un vano balbettio di suoni monotoni senza il suo interno concento. Lucilio stava già per aprire il varco a tutto quell’amore che da tanti giorni lo soffocava, quando udì dietro di il passo saltellante e la vocina acuta della Pisana che gridava: Clara, Clara, aspettami dunque, che vengo anch’io a farmi un mazzetto! Lucilio si morse le labbra e non potè o non credette necessario celare il proprio dispetto; la Clara invece, che si era volta colla solita bontà a guardar la sorella, ebbe bisogno di osservare l’addolorato volto del giovine per rattristarsi anch’essa. Quanto a , il contento procurato alla fanciulletta da un mazzo di fiori l’avrebbe forse pagata delle mancate delizie d’un colloquio tanto sospirato coll’amante. Era buona, buona anzi tutto; e in anime così fatte perfino la violenza delle passioni s’attuta alla considerazione dei piaceri altrui. Ma al giovine non garbava forse questa facile rassegnazione, e il suo dispetto se ne accrebbe di molto. Si volse egli dunque con viso un po’ arrovesciato alla Pisana, e le domandò se avesse lasciato sola la Nonna.

- , ma ella stessa mi ha permesso di venire a coglier fiori colla Clara - rispose la Pisana stizzosamente, perché non consentiva a Lucilio l’autorità di sindacarla a quel modo.
, ma ella stessa mi ha permesso di venire a coglier fiori colla Clara rispose la Pisana stizzosamente, perchè non consentiva a Lucilio l’autorità di sindacarla a quel modo.
- Quando si ha cuore e gentilezza di animo, bisogna saper non usare di certi permessi; - soggiunse Lucilio - una vecchia malata e bisognevole di compagnia non va piantata senza ragione, per quanto essa sembri permetterci di farlo.

La Pisana sentí venirsi agli occhi le lagrime della rabbia; volse dispettosamente le spalle e non rispose nemmeno
Quando si ha cuore e gentilezza di animo, bisogna saper non usare di certi permessi; soggiunse Lucilio una vecchia malata e bisognevole di compagnia non va piantata senza ragione, per quanto essa sembri permetterci di farlo.

La Pisana sentì venirsi agli occhi le lagrime della rabbia; volse dispettosamente le spalle e non rispose {{Pt|nem-|}}