Pagina:Lignite in Valgandino.djvu/7: differenze tra le versioni

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{{Colonna}}anno di stagionatura all’ombra ne perde dal 30 al 35 per cento, diminuendo di circa 1/6 in volume. Un metro cubico di lignite verde pesa per medio 160 pesi bergamaschi, ossia quintali 12,80; proporzione che cresce in ragione inversa della sua purezza. Stagionato, avuto riguardo all’ammanco di volume, non pesa che nove quintali. Alcuni resti animali vi si rinvengono, ma così spappolati e ridotti a tale stato di macerazione, che coll’asciugare si polverizzano e disperdono. I denti e le corna hanno una durata maggiore. Molti di questi frammenti ornano i nostri gabinetti mineralogici pubblici e privati, e molti distinti geologi vi argomentarono, tra le altre, alcune varietà d’alci e di rinoceronti ora perdute. Tra i resti vegetabili i più frequenti sono le frutta, di noci e le pannocchie di pino, ma esse pure per alcuni caratteri si riputarono diverse da quelle delle specie tuttor viventi.<ref>Il professore Bassanoo Crivelli vi distinse una qualità propria ai noci, che chiamò col nome di ''iuglandites bergomensis'' Notizie naturali e civili della Lombardia, p 77. li professore Massalungo vi distinse pure una pannocchia da pino consimile a quelle che trovansi nei terreni terziarj viennesi, e che classificò col nome di ''pinites Partschii'', oltre due specie di noci chiamate da lui ''juglans Pilleana'' e ''juglans Milesiana'' Annali delle Scienze naturali di Bologna. 1852.</ref>
{{Colonna}}anno di stagionatura all’ombra ne perde dal 30 al 35 per cento, diminuendo di circa 1/6 in volume. Un metro cubico di lignite verde pesa per medio 160 pesi bergamaschi, ossia quintali 12,80; proporzione che cresce in ragione inversa della sua purezza. Stagionato, avuto riguardo all’ammanco di volume, non pesa che nove quintali. Alcuni resti animali vi si rinvengono, ma così spappolati e ridotti a tale stato di macerazione, che coll’asciugare si polverizzano e disperdono. I denti e le corna hanno una durata maggiore. Molti di questi frammenti ornano i nostri gabinetti mineralogici pubblici e privati, e molti distinti geologi vi argomentarono, tra le altre, alcune varietà d’alci e di rinoceronti ora perdute. Tra i resti vegetabili i più frequenti sono le frutta, di noci e le pannocchie di pino, ma esse pure per alcuni caratteri si riputarono diverse da quelle delle specie tuttor viventi.<ref>Il professore {{AutoreCitato|Giuseppe Balsamo Crivelli|Balsamo Crivelli}} vi distinse una qualità propria ai noci, che chiamò col nome di ''iuglandites bergomensis'' {{TestoAssente|Notizie naturali e civili della Lombardia}}, p 77. Il professore {{AutoreIgnoto|Massalungo}} vi distinse pure una pannocchia da pino consimile a quelle che trovansi nei terreni terziarj viennesi, e che classificò col nome di ''pinites Partschii'', oltre due specie di noci chiamate da lui ''juglans Pilleana'' e ''juglans Milesiana'' {{TestoAssente|Annali delle Scienze naturali di Bologna. 1852}}.</ref>


Il vantaggio principale di questo combustibile sta nella costanza, nell’intensità e nell’equabilità del calore che emette: sicchè riesce opportunissimo in tutte quelle officine dove si ha bisogno di mantenere l’ebullizione e la temperatura dell’aqua ad una uniforme elevazione, come nelle filande, nei seccatoj, nelle macchine a vapore; a differenza della legna che arde con moltissima fiamma, e provoca una rapida ebullizione che non può sostenere cessando la fiamma stessa tosto che si è consumata la fibra legnosa, e che richiede di più una più assidua sorveglianza alla bocca dei fornello per mantenere l’alimento. La più parte delle filande bergamasche, e molte anche dell’agro milanese orientale verso l’Adda sono disposte per il consumo del lignite, e trovano tali e tanti vantaggi in questo combustibile da anteporlo alla legna anche a pari prezzo, vantaggi che sentono maggiori coloro che hanno disposte le griglie dei focolare con {{AltraColonna}}abbastanza larghezza pel passo libero ed abbondante dell’aria, e che ebbero l’accortezza di munire il condotto del fumo di una valvula per regolare la combustione.
Il vantaggio principale di questo combustibile sta nella costanza, nell’intensità e nell’equabilità del calore che emette: sicchè riesce opportunissimo in tutte quelle officine dove si ha bisogno di mantenere l’ebullizione e la temperatura dell’aqua ad una uniforme elevazione, come nelle filande, nei seccatoj, nelle macchine a vapore; a differenza della legna che arde con moltissima fiamma, e provoca una rapida ebullizione che non può sostenere cessando la fiamma stessa tosto che si è consumata la fibra legnosa, e che richiede di più una più assidua sorveglianza alla bocca dei fornello per mantenere l’alimento. La più parte delle filande bergamasche, e molte anche dell’agro milanese orientale verso l’Adda sono disposte per il consumo del lignite, e trovano tali e tanti vantaggi in questo combustibile da anteporlo alla legna anche a pari prezzo, vantaggi che sentono maggiori coloro che hanno disposte le griglie dei focolare con {{AltraColonna}}abbastanza larghezza pel passo libero ed abbondante dell’aria, e che ebbero l’accortezza di munire il condotto del fumo di una valvula per regolare la combustione.