Pagina:Sotto il velame.djvu/204: differenze tra le versioni

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passo; dunque nel limbo. Egli non ha, misticamente,
passo; dunque nel limbo. Egli non ha, misticamente, cambiato luogo: nel limbo era, nel limbo è. I morti non tornano in vita.
cambiato luogo: nel limbo era, nel limbo è. I morti non tornano in vita.


Dante entra dunque nella porta della Redenzione. Passa l'Acheronte, cioè muore. Se quella porta non era a lui aperta, egli non avrebbe potuto morire quella benefica morte al peccato in generale, al peccato che non può crescere o calare, perchè è il peccato<ref>''Summa'' 1a 2ae 82, 4. Il peccato originale ''non recepit plus et minus, ut mors et tenebra''.</ref>, perchè è la morte, perchè è la tenebra.
Dante entra dunque nella porta della Redenzione. Passa l’Acheronte, cioè muore. Se quella porta non era a lui aperta, egli non avrebbe potuto morire quella benefica morte al peccato in generale, al peccato che non può crescere o calare, perchè è il peccato<ref>''Summa'' 1a 2ae 82, 4. Il peccato originale ''non recepit plus et minus, ut mors et tenebra''.</ref>, perchè è la morte, perchè è la tenebra. Ma Dante continua a morire, anzi si seppellisce, nel suo viaggio: alla carne o alla concupiscenza, e al veleno cioè alla malizia. C’è anche per queste morti un qualche mezzo che le renda possibili, come la porta disserrata dal Redentore fa possibile quella prima? Sì: vi sono tre rovine<ref>Devo molto, per questo studio e per altro, all’acuto ed elegante ingegno di {{AutoreCitato|Raffaello Fornaciari|Raffaello Fornaciari}}, il quale è pur debitore, come esso afferma, a {{AutoreCitato|Luigi Bennassuti|Luigi Bennassuti}}, uomo che nel miro gurge dantesco vide assai chiaro. Non noterò qua e là dove mi allontano dall’uno e dall’altro; rimando il lettore a tutto quel mirabile studio del Fornaciari, compreso negli "{{TestoAssente|Studi su Dante}}", Milano 1883, sotto il titolo "{{TestoAssente|La Ruina di Dante}}" (p. 31-45).</ref>.La prima si trova nel cerchio dei lussuriosi, la seconda sopra il cerchio dei violenti, la terza torno torno la bolgia degl’ipocriti. Gli spiriti dei peccatori carnali<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#33|Inf. V 34}}segg.</ref>
{{ms|font=0.7pc}}<poem>quando giungon davanti alla ''ruina'',
Ma Dante continua a morire, anzi si seppellisce, nel
quivi le strida, il compianto e il lamento,
suo viaggio: alla carne o alla concupiscenza, e al
bestemmian quivi la virtù divina.</poem></div>
veleno cioè alla malizia. C'è anche per queste morti
un qualche mezzo che le renda possibili, come la
porta disserrata dal Redentore fa possibile quella
prima?
Sì: vi sono tre rovine<ref>Devo molto, per questo studio e per altro, all'acuto ed elegante ingegno di {{AutoreCitato|Raffaello Fornaciari}}, il quale è pur debitore, come esso afferma, a {{AutoreCitato|Luigi Bennassuti}}, uomo che nel miro gurge dantesco vide assai chiaro. Non noterò qua e là dove mi allontano dall'uno e dall'altro; rimando il lettore a tutto quel mirabile studio del Fornaciari, compreso negli "Studi su Dante", Milano 1883, sotto il titolo "La Ruina di Dante" (p. 31-45).</ref>.La prima si trova nel cerchio dei lussuriosi, la seconda sopra il cerchio dei violenti, la terza torno torno la bolgia degl'ipocriti. Gli spiriti dei peccatori carnali<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto V#33|Inf. V 34}}segg.</ref>
{{ms|font=0.7pc}}<poem>quando giungon davanti alla ''ruina'',
quivi le strida, il compianto e il lamento,
bestemmian quivi la virtù divina.</poem></div>




Così gl'ignavi del vestibolo sono presentati, con
Così gl’ignavi del vestibolo sono presentati, con