Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/73: differenze tra le versioni
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La Venere frigia tiene il primo luogo tra le impronte della moneta dei rutuli. Enea approdò con la flotta alle loro terre, e quivi daprima sperimentò quanto gli sarebbe stata favorevole la fortuna. I rutuli poi non sembra che mai dividessero la propria causa da quella de’ latini: perciò una medesima forse fu la ragione, che condusse rutuli e latini ad inalzare a Venere questo monumento di gratitudine e di venerazione. |
La Venere frigia tiene il primo luogo tra le impronte della moneta dei rutuli. Enea approdò con la flotta alle loro terre, e quivi daprima sperimentò quanto gli sarebbe stata favorevole la fortuna. I rutuli poi non sembra che mai dividessero la propria causa da quella de’ latini: perciò una medesima forse fu la ragione, che condusse rutuli e latini ad inalzare a Venere questo monumento di gratitudine e di venerazione. |
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I tre quadrupedi sono posti in una medesima azione, ed è quella del tripudio e d’una corsa molto affrettata. Questo accordo nel movimento di tre animali diversi non può a meno che non tenda ad un oggetto medesimo: ed è nostro debito il farne qualche ricerca. La moneta umbra ed adriatica verrà quantoprima a confermare il racconto degli antichi scrittori intorno alle colonie inviate da’ rutuli qua e colà per l’Italia e fuori. Egli è meritevolissimo d’essere conosciuto il costume ed il rito comune di quelle primitive spedizioni, da cui ebbero origine la maggior parte delle antiche popolazioni italiche. Prendean principio da un voto, che a Marte più spesso che ad altra divinità facevasi di tutto ciò che nato sarebbe nella prossima primavera, ''voto vere sacro''. I frutti della terra, i parti degli animali, i pargoli degli uomini venuti in luce, tutte queste cose offerivansi al dio. Giunti que’ fanciulli a età matura, si bendavano, e con tutto ciò che comprendevasi nel voto si mettean fuori de’ confini della terra natia: alla ventura si procacciassero altrove ricovero e stanza: ''ad incolendas sedes, quas fortuna dedisset'' ({{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Dionys. Halic.}} II. 16.). Gli animali domestici erano la più ricca dote, che i fuorusciti si recavano seco: e osservisi che dove {{AutoreCitato| |
I tre quadrupedi sono posti in una medesima azione, ed è quella del tripudio e d’una corsa molto affrettata. Questo accordo nel movimento di tre animali diversi non può a meno che non tenda ad un oggetto medesimo: ed è nostro debito il farne qualche ricerca. La moneta umbra ed adriatica verrà quantoprima a confermare il racconto degli antichi scrittori intorno alle colonie inviate da’ rutuli qua e colà per l’Italia e fuori. Egli è meritevolissimo d’essere conosciuto il costume ed il rito comune di quelle primitive spedizioni, da cui ebbero origine la maggior parte delle antiche popolazioni italiche. Prendean principio da un voto, che a Marte più spesso che ad altra divinità facevasi di tutto ciò che nato sarebbe nella prossima primavera, ''voto vere sacro''. I frutti della terra, i parti degli animali, i pargoli degli uomini venuti in luce, tutte queste cose offerivansi al dio. Giunti que’ fanciulli a età matura, si bendavano, e con tutto ciò che comprendevasi nel voto si mettean fuori de’ confini della terra natia: alla ventura si procacciassero altrove ricovero e stanza: ''ad incolendas sedes, quas fortuna dedisset'' ({{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Dionys. Halic.}} II. 16.). Gli animali domestici erano la più ricca dote, che i fuorusciti si recavano seco: e osservisi che dove {{AutoreCitato|Sesto Pompeo Festo|Festo}} alla voce ''Irpini'' ne dice |
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che l<nowiki>’</nowiki>''irpo'' facevasi condottiere a que’ raminghi, ''irpum ducem sequuti agrum occupavere''; {{AutoreCitato|Strabone}} aggiunge, parlando de’ Sabini, che anche il toro prendevasi a guida; e che quel luogo, ove quest’animale gittavasi a giacere, quello appunto tenevasi per il destinato dalla sorte e dall’iddio allo stabilimento della colonia, quando i coloni riusciti fossero a discacciarne i precedenti |
che l<nowiki>’</nowiki>''irpo'' facevasi condottiere a que’ raminghi, ''irpum ducem sequuti agrum occupavere''; {{AutoreCitato|Strabone}} aggiunge, parlando de’ Sabini, che anche il toro prendevasi a guida; e che quel luogo, ove quest’animale gittavasi a giacere, quello appunto tenevasi per il destinato dalla sorte e dall’iddio allo stabilimento della colonia, quando i coloni riusciti fossero a discacciarne i precedenti |