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RAGIONAMENTO CL. I. | 57 |
pervenire più copiose le sue notizie. Virgilio vuole Ardea fondata dall’argiva Danae, la quale sentenza vien confermata da Plinio e da Solino. In quattro diverse provincie italiche troveremo in seguito colonie ardeatine indicateci) dalle nostre monete: ma Livio e Silio Italico ne assicurano, che perfino a Sagunto nell’ultima Esperia inviò Ardea suoi cittadini a stabilire domicilio. Virgilio inoltre racconta, che Danae ebbe qui a marito un Pilumno o Picumno; che da questi genitori nacque un secondo Picumno, e quinci un Danno, che diede il nome alla discendenza, non meno che alla gente su cui regnava: Daunius heros fu detto Turno ch’era figliuolo a Dauno, e gens Daunia furon detti i rutuli. Ma Pilumno, Picumno e Pico non sono che nomi varj d’un medesimo eroe, come Dauno e Fauno. Solenne altresì è il culto e famoso l’oracolo che ebbero quivi Pico e Fauno. Questi cenni storici andavano collocati in questo luogo, quantunque non possano qui prestarci che un piccolo ajuto.
La Venere frigia tiene il primo luogo tra le impronte della moneta dei rutuli. Enea approdò con la flotta alle loro terre, e quivi daprima sperimentò quanto gli sarebbe stata favorevole la fortuna. I rutuli poi non sembra che mai dividessero la propria causa da quella de’ latini: perciò una medesima forse fu la ragione, che condusse rutuli e latini ad inalzare a Venere questo monumento di gratitudine e di venerazione.
I tre quadrupedi sono posti in una medesima azione, ed è quella del tripudio e d’una corsa molto affrettata. Questo accordo nel movimento di tre animali diversi non può a meno che non tenda ad un oggetto medesimo: ed è nostro debito il farne qualche ricerca. La moneta umbra ed adriatica verrà quantoprima a confermare il racconto degli antichi scrittori intorno alle colonie inviate da’ rutuli qua e colà per l’Italia e fuori. Egli è meritevolissimo d’essere conosciuto il costume ed il rito comune di quelle primitive spedizioni, da cui ebbero origine la maggior parte delle antiche popolazioni italiche. Prendean principio da un voto, che a Marte più spesso che ad altra divinità facevasi di tutto ciò che nato sarebbe nella prossima primavera, voto vere sacro. I frutti della terra, i parti degli animali, i pargoli degli uomini venuti in luce, tutte queste cose offerivansi al dio. Giunti que’ fanciulli a età matura, si bendavano, e con tutto ciò che comprendevasi nel voto si mettean fuori de’ confini della terra natia: alla ventura si procacciassero altrove ricovero e stanza: ad incolendas sedes, quas fortuna dedisset (Dionys. Halic. II. 16.). Gli animali domestici erano la più ricca dote, che i fuorusciti si recavano seco: e osservisi che dove Festo alla voce Irpini ne dice che l’irpo facevasi condottiere a que’ raminghi, irpum ducem sequuti agrum occupavere; Strabone aggiunge, parlando de’ Sabini, che anche il toro prendevasi a guida; e che quel luogo, ove quest’animale gittavasi a giacere, quello appunto tenevasi per il destinato dalla sorte e dall’iddio allo stabilimento della colonia, quando i coloni riusciti fossero a discacciarne i precedenti