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altra delle monete nelle quali già figuravano quelli di diverse importanti città, come fu già accennato.
altra delle monete nelle quali già figuravano quelli di diverse importanti città, come fu già accennato.


Né è fuor di luogo il qui prender nota che ''Sutri'' a differenza di altre città, ed anche della vicina Nepi non ebbe mai un proprio duca, e come a volta a volta, e poi definitivamente si ritenne soggetta al pontefice insieme al ducato romano, ma si trovasse in possesso diretto del re longobardo, quando questi ebbe a portarvi il suo campo, dimorasse poi anche secondo le esigenze del momento in Viterbo od in Terni<ref>{{AutoreCitato|Paolo Bondi|Paolo Bondi}}, ''Memorie storiche della città Sabazia, e saggio storico sull’antichissima città di Sutri'', Firenze, 1886.</br>
Né è fuor di luogo il qui prender nota che ''Sutri'' a differenza di altre città, ed anche della vicina Nepi non ebbe mai un proprio duca, e come a volta a volta, e poi definitivamente si ritenne soggetta al pontefice insieme al ducato romano, ma si trovasse in possesso diretto del re longobardo, quando questi ebbe a portarvi il suo campo, dimorasse poi anche secondo le esigenze del momento in Viterbo od in Terni<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Paolo Bondi|Paolo Bondi}}}}, ''Memorie storiche della città Sabazia, e saggio storico sull’antichissima città di Sutri'', Firenze, 1886.</br>


{{AutoreCitato|Gaetano Moroni|Gaetano Moroni}}, ''Dizionario di erudizione — Voce Sutri''.</ref>.
{{Sc|{{AutoreCitato|Gaetano Moroni|Gaetano Moroni}}}}, ''Dizionario di erudizione — Voce Sutri''.</ref>.


Quanto all’officina monetaria nella quale il nostro ''tremisse'' possa essere stato lavorato, ammetto senza difficoltà le eccezioni che si affacciano per ritenere che una simile officina fosse attivata precisamente nella città di cui quella moneta porta il nome. Può piuttosto credersi, che fosse lavoro di quell’officina, che per le loro monete i re longobardi tennero sempre e sicuramente aperta in Pavia. Non vorrei però escludere, che Desiderio, quando nell’anno 773 lasciava Pavia col figlio Adelchi, e coll’intiera sua corte, per mandare a compimento la divisata impresa contro Roma ed il pontefice, avesse per avventura al suo seguito anche gli officiali preposti alla moneta, dai quali nella regia corte e ''cum jussione regis'', quello ed altri simili ''tremissi'' potessero essere preparati.
Quanto all’officina monetaria nella quale il nostro ''tremisse'' possa essere stato lavorato, ammetto senza difficoltà le eccezioni che si affacciano per ritenere che una simile officina fosse attivata precisamente nella città di cui quella moneta porta il nome. Può piuttosto credersi, che fosse lavoro di quell’officina, che per le loro monete i re longobardi tennero sempre e sicuramente aperta in Pavia. Non vorrei però escludere, che Desiderio, quando nell’anno 773 lasciava Pavia col figlio Adelchi, e coll’intiera sua corte, per mandare a compimento la divisata impresa contro Roma ed il pontefice, avesse per avventura al suo seguito anche gli officiali preposti alla moneta, dai quali nella regia corte e ''cum jussione regis'', quello ed altri simili ''tremissi'' potessero essere preparati.