Pagina:Sul tipo de’ tetradrammi di Segesta.djvu/46: differenze tra le versioni

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retrograda. Della quale, sopra la testa del cane, si leggono le lettere {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡ}} nitidissime; dietro di questo si vede un K, che potrebbe anche essere un N, e sotto, nell’esergo, A.
retrograda. Della quale, sopra la testa del cane, si leggono le lettere {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡ}} nitidissime; dietro di questo si vede un K, che potrebbe anche essere un N, e sotto, nell’esergo, A.


Se l’iscrizione, come pare, è intera, avremo dunque {{greco}} {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡΚΑ}} o {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡΝΑ}} secondo il diverso valore che si vorrà dare alla quarta lettera; ma poiché la prima parola non ha significato alcuno e la seconda lo ha, mi intratterrò solo di questa. Egli è da ricordare il nome di Venere ericina espresso nel dritto; e con quello par che accordi inesorabilmente il nome del rovescio. È noto come i Greci dessero all’Afrodite non celeste il nome di {{greco}} Ἐταῖρα<ref>{{Sc|Welcker}}, ''l. cit.'' II, 713.</ref>; ma pure troviamo tolto quel che poteva restare di gentile in questa voce, e gli abitanti di Abido adoperare addirittura lo sconcio soprannome di {{greco}} Πόρνη<ref>{{Sc|Ateneo}}, 572 c., 573 a.</ref>. Il quale doricamente è espresso nella moneta dell’Erice, ove il santuario di Venere ebbe tanta rinomanza per le non caste grazie delle sue sacerdotesse. L’iscrizione del dritto prova che la figura muliebre è al certo quella della dea.
Se l’iscrizione, come pare, è intera, avremo dunque {{greco}} {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡΚΑ}} o {{nowrap|[[File:Greek Pi archaic.svg|12px]]ΟΡΝΑ}} secondo il diverso valore che si vorrà dare alla quarta lettera; ma poiché la prima parola non ha significato alcuno e la seconda lo ha, mi intratterrò solo di questa. Egli è da ricordare il nome di Venere ericina espresso nel dritto; e con quello par che accordi inesorabilmente il nome del rovescio. È noto come i Greci dessero all’Afrodite non celeste il nome di Ἑταῖρα<ref>{{Sc|Welcker}}, ''l. cit.'' II, 713.</ref>; ma pure troviamo tolto quel che poteva restare di gentile in questa voce, e gli abitanti di Abido adoperare addirittura lo sconcio soprannome di Πόρνη<ref>{{Sc|Ateneo}}, 572 c., 573 a.</ref>. Il quale doricamente è espresso nella moneta dell’Erice, ove il santuario di Venere ebbe tanta rinomanza per le non caste grazie delle sue sacerdotesse. L’iscrizione del dritto prova che la figura muliebre è al certo quella della dea.