Sonetti romaneschi (1998)/L'ammalatìa de mi' mojje

L'ammalatìa de mi' mojje

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L'allèvo L'Angeli ribbelli

 
     La cratura sta bbene, la cratura:
quer che ssia la cratura sta bbenone.
La madre è cquella che ffa ccompassione
sino ar medico stesso che la cura!
              5
     Antro1 che ttirature2 e convurzione! 3
Ha un concorzo4 de sangue che jje dura
sin da quanno fu messo in prelatura
quer cazzaccio der fijjo der padrone.
              
     È ppropio un male d’arrestacce5 astúpidi.
10Cqua ssanguiggne locabbile,6 cqua nneve,
e cqua bbaggnimaría, cqua ssemicúpidi... 7
              
     È tutt’erba bbettonica, zi’ Nena. 8
Qua nun c’è antro che possi arisceve 9
una grazzia de Santa Filomena.10


4 aprile 1836


Note

  1. Altro.
  2. «Tirature», mal di nervi: parola che in Roma è nella bocca di tutti.
  3. Convulsioni.
  4. Un corso.
  5. Da restarci.
  6. Locali.
  7. Semicupi.
  8. È tutto un nulla, zia Maddalena.
  9. Non c’è altro, fuorché possa ricevere.
  10. Santa di nuova invenzione nelle catacombe.