Sonetti romaneschi (1998)/Er verde

Er verde

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Er traccheggio Er Vescovo de grinza

 
     Oh cche rride2 co Cciscia-Pacchiarella!
Noi fàmio3 ar verde siconno4 er costume,
e o nnotte o ggiorno, o ar lume o ssenza lume
nun me poteva cojje in ciampanella. 5
              5
     Jer’ar giorno a la fine, poverella,
doppo tamante6 prove annate in fume,
venne a ssapé cch’io ero ito a ffiume
a nnotà7 ssolo solo a la Renella. 8
              
     Credenno9 in testa sua de famme perde, 10
10subbito lei, pe ccòjjeme in freganti, 11
curre a la riva, e ddisce: «Oh, ffora er verde».
              
     E llesto io j’arisponno: «Un momentino».
E accusí iggnudo me je faccio avanti
cor finocchio attaccato ar pennolino.12


Roma, 12 febbraio 1833


Note

  1. In primavera è uso di scommettere fra due persone una moneta o altro di convenzione, da pagarsi da chi in qualsivoglia momento si faccia sorprendere senza alcun che di erba verde indosso. Per solito questo consiste in finocchio, e dev’essere tanto fresca quanto possa tingere del suo colore una parete bianca. Dicesi il giuoco «fare al verde».
  2. Ridere.
  3. Facevamo.
  4. Secondo.
  5. Cogliere in fallo.
  6. Tante.
  7. Nuotare.
  8. Una riva del fiume in Trastevere.
  9. Credendo.
  10. Farmi perdere.
  11. In flagrante delitto.
  12. Pendaglio. Cosa esso si fosse, vedi il Sonetto…