Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli (1920)/IV. Tenzoni politiche fiorentine/II. Tenzone tra Monte Andrea e Schiatta di messer Albizzo Pallavillani

II. Tenzone tra Monte Andrea e Schiatta di messer Albizzo Pallavillani

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II. Tenzone tra Monte Andrea e Schiatta di messer Albizzo Pallavillani
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TENZONE TRA MONTE ANDREA
E SCHIATTA DI MESSER ALBIZZO PALLAVILLANI

1-2
Opinioni e vanti d’utl guelfo e d’un ghibellino sulla prossima discesa di Corradino.

Monte.   Non isperate, ghebellin, soccorso

per la lezion, ell’è fatta ne la Magna.
Schiatta. Or tienti, amico, si nel tutto corso,
che ’l mondo in tutto cosí ci s’affragna?
Monte.   5Certo che si: ché per lo fermo or so
verrete a fine, e chi vi si accompagna.
Schiatta. Tu erri troppo, ché qui non ha forso:
fia de lo ’mpero or tutta la campagna.

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Monte.   Giá de l’agnello non si teme morso,

10ché suo morder neiente giá non sagna.
Schiatta. E’ parrá peggio, che leone od orso,
cui morderá, ché giá mai non ristagna.
Monte.   Se pur convèn Carlo pilucchi il torso,
udransi i guai piú lá, che ’n Ispagna!
Schiatta. 15Certo a lo ’mpero gli parrá un sorso
a conquider chi fior di lui si lagna!
Monte.   Gente folle, di cui fate tal festa!
Or non sapete come Carlo paga
in un punto chi gli è incontro o rintoppa?
Schiatta.   20Amico, ora ti lega al dito questa:
la nostra gente è di combatter vaga,
sì che de’ tuoi avranno sol la groppa.
Monte.   Mi par mill’anni pur che siáno al campo:
ché bene avrete, ghebellin, tal scoppio,
25giá mai d’alcun non si rannodrá pezzo.
Schiatta.   Son certo ch’or fia tutto il nostro scampo;
di cui avem danno, fia pagato a doppio:
ch’avem segnor, ca Carlo mutrá vezzo.

3-4

Continua il dibattito sul medesimo tema.

Monte.   Non vai savere a cui fortuna ha scorso,

coni’ vien per forza in suo cor doglia magna.
Schiatta. S’ha avuto contro a noi largo suo corso,
ventura encontra or tutta par l’affragna.
Monte.   5E chi m’ha dato pena, (ermo or so
che tosto fia di lui morte compagna.
Schiatta. Sanza consiglio fia chi col suo forso
conlasterá, tal piè mess’ha in campagna!
Monte.   Quel, che fue detto agnel, ch’inavra morso,
10in ogne parte pena il fer’e sagna.
Schiatta. Per che vedemo ch’elli ha messo ad orso,
contro a ogn’altro fia sua potenza stagna.

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Monte.   Da che Dio ’l vi concede, or è il corso

e, certi siemo, allegra fíane Spagna!
Schiatta. 15Chi è stato dritto a lo ’mpcro, fia sorso,
poi fia conquiso chi gli ha data lagna.
Monte.   Il nostro cor è dritto in tale festa,
né per temenza da noi si dispaga:
e, certi siemo, vostra fia la toppa.
Schiatta.   20Vostra speranza, ben vedemo, questa
in tutto troverassi al dietro, vaga,
del gioco, innanzi rimarrete in groppa.
Monte.   Si tostamente fia l’agnello in campo,
non piaceravvi molto, ch’a tal scoppio
25convèn ch’ogne altro ne riceva spezzo.
Schiatta.   Da tal potenza nullo fiavi scampo;
peggior presa parravvi assai a doppio,
in si dogliosa morte Carlo vezzo.

5 — MONTE
Guai a chi presume d’opporsi a Carlo d’Angiò!

Se convien Carlo suo tesoro egli apra,
e sua potenza mostri a chi s’aderpe,
quello cotale ’n Italia non capra,
4se piú celato non sta, che la serpe.
Chi or si mostra, di tal guisa il divapra,
ch’io non daria d’alcun pur solo un perpe:
contra leon client’ha potenza capra?
8Cosi ver’Carlo segnor non ti ’nerpe.
Che ciò sia vero, s’è saputo e sápra:
cosí nel tutto i suoi nemici scerpe.
11Lo pagamento usato Carlo serba,
se scampol ci ha, che voglia essere incontra;
pur siano al campo, ch’e’ giá non gli schifa.
14Ma si nel tutto spegne la mal’erba,
giá mai per suo nemico om non s’incontra:
regni segnore, che tanto ben ci fa.