Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Sonate, campane! Intestazione 15 maggio 2025 75% Da definire

Li santi freschi Lo spasseggio der paìno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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SONATE, CAMPANE![1]

     Guarda, guarda chi è! La sora Tèta!
Me penzavo ch’avéssivo[2] trovati
Qui da noi li scalini inzaponati,
Pe’ ppiantacce[3] accusì ccome la bbieta.

     È vvero che l’anelli so’[4] ccascati,
Ma ppuro sciarimàneno le déta.[5]
Eh, ccapisco: dall’A sse sscéggne[6] ar Zeta.
Santi vecchi vò ddì[7] ssanti scordati.

     Oh cqui ssì[8] cchi nun more s’arivede,[9]
O vviè er quarantasette[10] prim’estratto.
Ma sséte[11] propio voi? ce posso crede?

     Sti pover’occhi mii ppiù li spalanco
E ppiù mme pare un zoggno. Uhm, quest’è un fatto
Da fàcce[12] un zeggno cór carbone bbianco.[13]

28 giugno 1834.

Note

  1. Espressione che si usa all’accadere di cose insperate.
  2. Che aveste.
  3. Per piantanci.
  4. Sono.
  5. Ma pure ci rimangono i diti. Modo familiare per dire “che malgrado checchessia nulladimeno si è sempre le stesse persone d’una volta.„
  6. (Pronunziato colla prima e chiusa.) Si discende.
  7. Vuol dire: equivale a.
  8. Oh qui davvero conviene il detto.
  9. Si rivede.
  10. Nel libro delle sorti pel giuoco del lotto, al 47 trovasi: Morto risuscitato.
  11. Siete.
  12. Farci.
  13. Dicesi negli eventi straordinari e meravigliosi.