Sommario della storia d'Italia/1517

1517

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1517.Il Papa, dopo questo, cercò di fare una buona e solida amicizia con Francesco re di Francia; ed acciocchè tutto quello che era successo tra loro per il passato; si mettesse in oblivione, fece praticare che Lorenzo togliesse moglie in Francia; e si concinse il parentado per Francesco Vettori, che era oratore pe’ Fiorentini appresso il Re, di Maddalena1 figiuola del conte Giovanni d’Alvernia2, che era della stirpe di quello Gottifredi Buglioni che fece tante prove oltre al mare; e la sorella3 era maritata al duca d’Albania; ed erono due sorelle erede, che avevono, intra loro due, scudi diecimila d’entrata per anno; e Francesco aggiunse in dote a Lorenzo la Ducea di Lavaux, che volle fusse d’entrata di scudi cinquemila. Fermo lo sponsalizio, sendo nato al Re il primo suo figlio maschio a’ di xviii di febbrajo MDXVII, Francesco ricercò il Papa che fussi suo compare, e mandassi Lorenzo a tenere il figlio al battesimo, e a fare le nozze. Consentì Leone molto volentieri, è mandò Lorenzo subito in Francia in poste, nel principio del MDXVIII, e fu onorato dal Re tanto, quanto potesse essere onorato Principe, ed alloggiato nel castello d’Ambuosa, dove si teneva in quel tempo Francesco, nelle principali stanze vi fussino. Fecesi il battesimo solenne; fecesi il convito per le nozze sontuosissimo; fecionsi balli, feste e giostre; e Lorenzo si portò in modo, che acquistò l’amore di tutta la corte di Francia, ma più di Francesco e della madre. Ebbe soldo dal Re di cento lance; ebbe pensione di franchi diecimila per anno, e l’ordine di San Michele; e stato che fu tre mesi in corte, e seguito Francesco insino in Angieri, il quale voleva ire in Brettagna, prese da lui licenzia e ne menò la moglie verso Italia. E prima partissi di Francia, n’andò in Alvernia, e divise lo stato col duca d’Albania suo cognato; poi ne venne in Italia, e fece di nuovo nozze e feste in Firenze; e poi che vi fu stato un mese, andò a trovare il Papa, che era allora a Montefiasconi, e praticò seco di volere lasciare lo stato di Urbino alla Chiesa, e non volere essere più capitano de’ Fiorentini, e tornare a tenere lo stato di Firenze, come cittadino; come sempre era stato il suo disegno. Ma mentre trattava queste cose, e che era per venire alla conclusione, madonna Alfonsina sua madre, la quale non era possibile volessi che Lorenzo stesse sanza titolo di signoria, intendendo tale pratica; acciò che egli non gli desse la perfezione, gli fece scrivere che era in pericolo di morte, e che volendola vedere viva, tornasse subito. Il buon figliuolo credette alle lettere, e si messe in poste, e venne sì veloce, che, in capo di pochi giorni che fu giunto in Firenze, s’ammalò, e dopo una malattia di sei mesi di dolori insopportabili, morì. La cui morte (giudichino li altri a modo loro) fu di tanto danno alla città di Firenze, che sarìa difficile a scrivere; perchè sendo giovane, avea tutte quelle buone parte che si debbe desiderare in uomo d’età matura amatore della patria4: affezionato a’ cittadini, parco delle pecunie del Comune, liberale delle sue, inimico de’ vizii, non però rigido punitore di chi quelli commetteva. Cominciò a esercitare la milizia d’anni ventitrè; nondimeno, in quel tempo stette con li eserciti, sempre dì e notte tenne la corazza da uomo d’arme a dosso. Dormiva pochissimo; sobrio nel bere e mangiare; temperato circa il coito, e sì bene parlava come si dovesse alloggiare l’esercito, donde battere una terra, come difenderla, e delle altre fazioni che si fanno ne’ campi, come se fusse stato Capitano molti anni; ed era tanto temuto dalli soldati suoi, che giugnendo a Piacenzia, e trovandoli tutti quanti licenziosi, rubatori, senza legge, senza freno; in brieve tempo li ridusse di qualità, che a’ Piacentini doleva quando si ebbeno a disloggiare; e questo fece più presto con le parole e diligenzia, che con rigide crudeltà. Da’ Fiorentini non era amato; perchè è impossibile che gli uomini, usi a essere liberi, amino chi gli comanda; nè egli li comandava volentieri, ma la volontà di altri lo spigneva a quello da che la sua lo arebbe ritratto. Facevagli ancora molto odio ed invidia madonna Alfonsina sua madre, la quale sendo donna avara, da’ Fiorentini, che avvertono ogni piccola cosa, era tenuta rapace; ed egli, sebbene desiderava correggerla, non potea; perchè, come a madre onesta e nobile, gli portava troppa reverenzia. Morì Maddalena sua moglie sei dì avanti a lui; avendo partorito una figlia che si chiamò Caterina. Ma di Lorenzo sia detto insino quì.


Francesco, intesa la elezione di Carlo, cominciò subito a pensare come s’avessi a difendere, quando egli lo volessi offendere. E benchè la ragione volessi che Francesco dovessi cominciare a muovergli guerra subito; mentre egli aveva la Spagna co’ puntelli, e non era solidato nello Imperio, nè aveva danari, perchè li aveva spesi in pagare li uomini; fece condurre in Francordia ed all’intorno, perchè dessino favore alla sua elezione; non lo volle fare, perchè non volle si potesse dire, che da lui nascessi il principio di turbare la pace de’ Cristiani: ma cercò di farsi amico il re d’Inghilterra; e per avere più riputazione, ricuperò da lui Tornai, che il re Luigi suo antecessore aveva perduto pochi anni avanti. Poi, per mezzo d’ambasciadori, convennono di parlare insieme: ed Enrico passò il mare, e venne a Calese, e Francesco a Bologna; e ciascuno di loro fece tendere padiglioni ricchissimi in certi prati, e nel mezzo di quelli si parlorono la prima volta, e fecionsi carezza assai. Poi si convitorono, donoronsi, fecionsi giostre, balli ed ogni altra maniera di feste; e si partirono l’uno dall’altro con tanta dimostrazione d’amore, che si pensò che tra essi fussi fatta amicizia sì indisolubile, che altro non la potessi partire, che la morte; e per maggiore confermazione, Enrico promesse la figlia per sposa al figlio di Francesco, chiamato similmente Francesco; e sendo poco poi nato al re di Francia uno altro figlio, Enrico volle tenerlo a battesimo, e gli pose nome Enrico.

In Italia, in questo tempo, erono le cose assai quiete: e dopo la morte di Lorenzo, il Papa volle che a governo di Firenze venisse il cardinal Medici, il quale, per la prudenzia e bontà che aveva dimostro da’ teneri anni insino a quel tempo, era in quella città ed amato e riverito.


Note

  1. Madeleine de la Tour d’Auvergne (1495 - 1519), sposò Lorenzo de Medici nel Castello di Amboise il 15 maggio 1518, morì con suo marito di peste non prima di dare alla luce, Maria de Medici, futura sovrana di Francia. N.d.C.
  2. Jean III, Conte d’Auvergne de La Tour (1467 - 1501) fu l’ultimo esponente della nobile casata dei De La Tour D’Auvergne. N.d.C.
  3. Anna, Contessa de La Tour D’Auvergne (1501 - 1524), sorella maggiore di Madeleine, nel 1505 venne data in moglie a suo cugino, Giovanni Stuart, Duca di Albany e reggente al trono di Scozia. N.d.C.
  4. Il codice da cui è copiato il testo è mancante della parola, ma per deduzione dovrebbe appunto essere patria. N.d.C.