Sognata Dea, che da principi ignoti
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I1
Sognata Dea, che da princìpi ignoti
Avesti pria tra ’l volgo ignobil cuna,
Indi crescendo i creduli divoti
T’ersero altari, e ti nomar Fortuna:
5Superba sì, che quanti il Ciel raguna
Negli ampi giri astri vaganti, e immoti
Chiami tue cifre, e senza legge alcuna
Per dar legge a i Mortali usurpi i voti.
Su base istabil di rotante sfera
10Di confondere il Tutto hai per costume,
Sorda, cieca, ostinata, ingiusta, altera.
Tu Dea non già: ma chi teme o presume,
Mentre vile paventa, o indegno spera,
Per incolparne il Ciel ti finse un nume.
Note
- ↑ La Fortuna.