Sire, udite umil voce: è fatto il mondo
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lv
per la guerra
tra Carlo Emmanuele e la Spagna.
Proposta finta di anonimo e risposta finta del duca.
1
Sire, udite umil voce: è fatto il mondo
del suon de le vostr’armi eco guerrera:
crescer non può di vostra gloria il pondo,
d’appressar sí bei segni altri non spera.
Soffrirete mirar di sangue immondo
d’Italia il seno? e che in sí bella sfera
risplenda infausto altrui quel che giocondo
sparger lume potria vostr’alma altèra?
Deponete l’invitte armi lucenti,
che ’l cor però non fia che si disarmi
de’ nativi magnanimi ardimenti.
Quinci vedrem scolpito in bronzi o in marmi:
«Volle Carlo abbagliar gli occhi e le menti
co’ lampi della gloria e non dell’armi».
2
Italia, ah, non temer! Non creda il mondo
ch’io mova a’ danni tuoi l’oste guerrera;
chi desia di sottrarti a grave pondo,
contro te non congiura. Ardisci e spera!
Sete di regno, al cui desire immondo
sembra l’ampio universo angusta sfera,
turba lo stato tuo lieto e giocondo,
di mie ragioni usurpatrice altèra.
Ma non vedran del ciel gli occhi lucenti
ch’io giá mai per timor la man disarmi,
o che deponga i soliti ardimenti.
Se deggio, alto soggetto a bronzi e marmi,
con rai di gloria abbarbagliar le genti,
non fia giá senza gloria il trattar l’armi.