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310 | parte sesta |
liv
al principe filiberto di savoia
Quella insegna, signor, candida e pura,
ch’or hai nel petto e piú nel cor dipinta,
tosto per te vedrem, di sangue tinta,
spiegata lá su le nemiche mura.
Vedrem sul Ren da la tua man secura
l’idra germana in picciol tempo estinta;
vedrem su l’Istro, da’ tuoi raggi vinta,
la turca luna in breve spazio oscura.
Vanne pur, che non pur l’Arabo ignudo
verrá che spaventato in fuga vada,
ma ’l Perso invitto e ’l Trace altèro e crudo;
e per due croci fia che a terra cada:
l’abbaglierai con quella dello scudo,
l’ucciderai con quella della spada.
lv
per la guerra
tra Carlo Emmanuele e la Spagna.
Proposta finta di anonimo e risposta finta del duca.
1
Sire, udite umil voce: è fatto il mondo
del suon de le vostr’armi eco guerrera:
crescer non può di vostra gloria il pondo,
d’appressar sí bei segni altri non spera.
Soffrirete mirar di sangue immondo
d’Italia il seno? e che in sí bella sfera
risplenda infausto altrui quel che giocondo
sparger lume potria vostr’alma altèra?
Deponete l’invitte armi lucenti,
che ’l cor però non fia che si disarmi
de’ nativi magnanimi ardimenti.
Quinci vedrem scolpito in bronzi o in marmi:
«Volle Carlo abbagliar gli occhi e le menti
co’ lampi della gloria e non dell’armi».