Silenzio (Prati)
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
LXXIII
SILENZIO
A gentil cor, che langue infastidito
or d’uno or d’altro cinguettio, secondo
che per l’aura del crocchio o del convito
ferve maligno o strepita ingiocondo;
a gentil cor, cui piace esser romito,
non è accento piú caro e piú profondo
di quel con che tu parli a l’infinito,
o re pensoso del notturno mondo.
Quando sul capo tuo ridon le stelle,
e tu coi dominanti occhi t’affissi
dentro le cose piú remote e belle,
tacita s’apre la memoria al core
e la speranza: due soavi abissi,
in che s’immerge ogni solingo amore.