Signor, tempra l'affanno, e al ciglio augusto
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Giulio Bussi
II1
Signor, tempra l’affanno, e al ciglio augusto
Rendi il sereno, onde gioisca il mondo:
Grav’è l’incarco, è ver, ma al grave pondo
Chi di se men confida è più robusto.
5Sgridar potriasi il tuo timor d’ingiusto
Dal tuo gran cor d’ogni virtù fecondo;
Ma, s’ei tace modesto, odi facondo
Dirti il Cielo: Io ti scelsi, ed io son giusto.
E ben mirasti a i primi albor del regno
10Scintillare improvisa Iri di pace,
Di fortunato impero e dono, e pegno.
Deh, mio Signor, perdona al labbro audace:
Della Chiesa di Dio farti sostegno
Se il Ciel vuol, s’a Noi giova, a Te dispiace!
Note
- ↑ A Clemente XI. afflitto per l’assunzione al pontificato.