Signor, non già perché l'eterne, e belle
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Giulio Bussi
III
Signor, non già perchè l’eterne, e belle
Gioie tu doni ai puri spirti e santi,
O perchè al regno degli eterni pianti
Danna la tua giustizia alme rubelle,
5Fia, che tema, ò speranza a queste, o a quelle
Opre rivolga i miei desiri erranti
Nè che affetto servil vincer si vanti
Alma simile a te, nata a le stelle.
Ma di santa superbia acceso il core
10Ciò, che non piace a te, fugge sdegnato,
Per pugnar quanto può teco in Amore.
Io bramo più di riamarti amato
Che l’acquisto del Cielo, ed ho in orrore
Più dello stesso Inferno esserti ingrato.