AL SIG. ALESSANDRO POZZOBONELLI.

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AL SIG. ALESSANDRO POZZOBONELLI.
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AL SIG. ALESSANDRO POZZOBONELLI.

     Dall’Ariete omai prende commiato
Febo, e da presso ode mugghiar quel toro,
Che hanno i saggi riposto infra le stelle.
Struggonsi i ghiacci, e si disvela il cielo
5A’ sospiri di zefiro soavi,
E per li campi se ne va succinta
In verdissima gonna ogni Napea.
Triton bandisce ne i nettunii regni
Stabile calma, onde si cinge Dori
10Di perle il collo, ed alle rote aggiunge
Galatea, quasi nuda, i suoi delfini,
E però sarpa ogni nocchier: chi dunque
Mi serra in porto? E dispiegar mi vieta
Su negra nave le velate antenne?
15E mi contende il desiato aspetto
Del Tebro antico, e rimirare amici
Cari cotanto? Oh si rinchiuda in fondo
Degli atri abissi ogni sanguigna insegna
Del fiero Marte, e nel profondo inferno
20Rimbombi il suon delle funeste trombe:
Quale sciocchezza? e qual furore? Incontra
Farsi alla morte, e disnudare il collo
Alle percosse dell’odïata falce?
Ah che pur troppo ella per sè s’avventa.
25Ma se le nostre colpe hanno dal sonno
Al fin svegliata la Giustizia eterna,

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