AL SIGNOR ANGELO GAVOTTI

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AL SIGNOR ANGELO GAVOTTI
XIII XV
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XIV

AL SIGNOR ANGELO GAVOTTI

     Se Alfonso andasse col tabarro lordo
Di sucidume, e se il cappello usasse
Non come usa ciascun, sicchè le falde
Fossero strette, e non s’alzasse il colmo
5Ben molto in su; chi torcerebbe il muso,
Chi riderebbe; e se venisse Anselmo
Di giorno passeggiando in calza intera,
Ed una fosse bianca, e l’altra rossa,
Non correrebbe d’ogni intorno un 0, 0,
10Un 0, 0; si fattamente come un tuono?
lo crederollo agevolmente; il figlio
Del tale, ed il nipote del cotale,
Nato per madre della tale, in piazza
Fare il buffone? O nobiltà sprezzata,
15O vilipesa! Se in cotal maniera
Movesse a favellare, o Nanni, o Bindo
Avria ragion di non iacer; ma come
Tacciono, udendo Anselmo in carne e in osso
Datosi a ginoco, e non si tôr di mano
20Carte giammai, né dadi? E porre ogni ora
La dote della moglie, e della madre
In forza delle zare, e degli incontri?
Avanzasi egli per cotal maniera
La nobiltà? Dammi risposta, o Vulgo.
25Addobbarsi vilmente ad uom ben nato
E grave infamia, ed adoprar vilmente
Fia gentilezza? Se guernisco il capo
Di cappel disusato, io son deriso;
E poi s’ammorbo sotto coltre in braccio
30D’una Gumedra infranciosata, ho cento,
Che fan mia scusa, ed han di me pietade?
O quanto male siede il mondo a scranna
Per gindicar! forse verrà stagione,
In cui si ammendi; ora volgiamo ad altra
35Materia più gentil nostri sermoni.
Dimane apparirà la sesta Aurora
Del bel mese di agosto; alma giornata,
In cui si consegnò l’etereo manto
Al valor grande dell’Ottavo Urbano.
40Angelo, diasi bando a’ rei pensieri,
Dispongansi le mense, e sian cosparse
Di fresche frondi; il buon Francesco appresti
Di fontana ginestra auree bottiglie;
Siri provvegga neve; arpe, viole
45Han da stancarsi in si bramato giorno.
Giorno felice, e tra’ più cari giorni
Giorno più caro: al suo venir sen venne
Giù da’stellanti alberghi invitta Astrea,
E lungo il Tebro passeggiò Pietate.