Sentenza Tribunale penale di Perugia - Vicenda Federconsorzi/31

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- La tetragona condotta del Presidente Greco, deciso a seguire il percorso segnato dalla proposta Capaldo, va peraltro messa a confronto con quella di chi per avventura si trovò a fare i conti con i diversi passaggi della procedura.

Ed invero, dapprima erano stati i commissari governativi Cigliana, Locatelli e Gambino a dimettersi, una volta verificate le reali prospettive di sviluppo del concordato  : questa volta toccò al dott. Piovano.

Il predetto, pur dichiarandosi favorevole in linea di principio alla vendita in massa, aveva in precedenza cercato di opporsi all’accoglimento della proposta Casella, adducendo argomentazioni di vario genere.

D’altro canto egli, dopo aver elaborato un progetto di vendite frazionate, aveva vanamente cercato di propiziarne una almeno parziale attuazione.

Ed ancora egli si era impegnato sul versante della riattivazione dell’attività di commercializzazione, seguendo la strada indicata dai primi commissari: in particolare egli aveva cercato di far partire il progetto incentrato sulla società Fedit-Agrisviluppo, con il chiaro intento di far transitare nella nuova struttura una parte del personale e delle funzioni di Federconsorzi.

In tale prospettiva aveva mutato il nome della società in “Agrisviluppo” ed aveva delineato un primo programma per l’avvio dell’attività, prevedendo il progressivo trasferimento di quote di personale .

Fra l’altro nel mese di novembre presso il Ministero del Lavoro era stato sottoscritto un accordo sindacale, che prevedeva l’impegno a trasferire ad “Agrisviluppo” per intanto 50 unità di personale proveniente da Federconsorzi ed a regime 125 . La nuova società era stata fatta inoltre oggetto di una valutazione di stima da parte del prof. Gianfranco Zanda, che peraltro si era espresso in termini del tutto ipotetici, stante il mancato avvio della fase operativa.

Sta di fatto che tutto questo lavoro ebbe termine all’improvviso nel mese di maggio del 1993, all’indomani dell’autorizzazione alla vendita in massa.

Il dott. Piovano ha in proposito segnalato che proprio in vista dell’ulteriore fase della procedura di cessione, egli, qualificatosi “motozappa del diritto”, avrebbe avuto bisogno della consulenza di un legale, che potesse indirizzarlo nell’impervio percorso.

Ma una siffatta richiesta gli fu inopinatamente respinta, essendosi addotta la necessità di contenere le spese. Non accettando tale atteggiamento assunto nei suoi confronti dagli organi della procedura, egli preferì rinunciare all’incarico, pur rappresentando ufficialmente anche l’esigenza di stare vicino alla moglie malata.

Certo è che la procedura veniva in tal modo ad essere connotata da una singolare tendenza dei commissari governativi alla fuga, dipendente non solo dallo stressante impegno, ma anche da scelte che evidentemente non si riusciva a condividere .

Ma il tema della riottosità dei commissari avrebbe conosciuto con l’Avv. Lettera un capitolo ancora più importante, perché non conclusosi con la fuga, ma con lo scontro diretto.

Peraltro nulla di tutto ciò valse a modificare il corso degli eventi, che sempre più appariva il risultato di un’intesa intercorrente tra il Presidente del Tribunale, deciso a procedere a tutti i costi, e il gruppo dei promotori, di cui il prof. Capaldo era senza dubbio il più prestigioso esponente.