Se nel notturno orror, Cintia, ti prese
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Gio. Battista Richeri
IV1
Se nel notturno orror, Cintia, ti prese
Giammai desìo di rimirar le stelle,
Tu le credesti picciole facelle
Per vaghezza dei guardi in Cielo appese.
5Eppure l’ererno Creatore palese
Far volle a noi la sua grandezza in quelle;
Che non meno del Sol vivaci e belle
Formolle, e d’immortal fiamma le accese.
Nè quei globi sì vasti, onde riluce
10L’ampio vuoto del Ciel, ei fè per noi,
Che debil ne veggiamo e scarsa luce;
Ma ogni astro è un Sole, che co’ raggi suoi
Altri mondi rischiara, e il giorno adduce
A quante genti immaginar ti puoi.
Note
- ↑ Le stelle fisse abitate.