Se degli avi il tesor, che siccome ombra
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IX
PER S. STEFANO
Se degli avi il tesor, che siccome ombra
Se ne sparì veloce,
Or con felici esempj
La mano empiesse a’ fervidi nipoti;
5Io sul monte che adombra
Di Vai l’antica foce,
Certo ch’ergerei tempi
A te, sacrato Stefano, devoti;
E da’ remoti monti, ove natura
10Più vaghi marmi indura,
Trarrei colonne, e mille fregi illustri,
E dotti ferri dalle scuole industri.
Quanti per lo Tirren forti nocchieri,
O che vaghi d’onore,
15O che di merce avari,
Arando van gli occidental confini:
Quanti da’ regni Iberi
Piegan l’umide prore
Negli Italici mari,
20Da lunge i tetti mirerian divini!
E quivi inchini al tuo favor celeste
Per le oscure tempeste
Pregheriano a’ lor corsi aure serene,
Sacrando voti in sulle patrie arene.
25Ed allor forse in rimembrar tuo nome
Sorgeria lungo il suono
De i tuoi martir cocenti,
Che virtù somma a favellar m’invita;
E si direbbe, come
30Simile nel perdono,
E primier ne i tormenti,
Spirasti in terra, al tuo Signor, la vita;
O tu rapita da furore inferno
Stirpe Giudea, che scherno,
35Che strage festi obbrobrïosa oscura
Dell’Alma santa, immacolata e pura?
Qual per degli occhi altrui strano diletto
Se in teatro si chiude
Tra’ rei veltri superbi
40Cervo innocente e miserabil fera!
Or al fianco, or al petto
Sent’ei le labbia crude;
Nè quei cessano acerbi,
Finchè s’atterri lacerato, e pera:
45Tal dall’altera Solima sospinto
Tra mille piaghe estinto
Stefano cadde in sul terren sanguigno,
Spirito sacratissimo benigno.
Che tra il furor delle percosse amare
50Alzo gli occhi cortese
E con alma tranquilla
Sovra i duri uccisor pregò clemente.
Veracemente un mare
D’ingiurïose offese
55Spegner non può scintilla
In alma pia di caritate ardente:
E veramente da i superni giri
Entro ingiusti martiri
Non lascia anima Dio senza mercede;
60E qui raggiri il cor, s’altri nol crede.
Ecco i macigni, onde s’apriro in fiumi
Le vene elette e belle,
Che del bel sangue aspersi
Or fansi cari in sua memoria e santi:
65Ecco che incensi e fumi
Sen volano alle stelle,
E suoni almi, diversi,
E versi n’alza il Vaticano e canti;
Duci, regnanti a venerarne il giorno
70Guidano pompe intorno,
E seco il mondo riverente adora
Gli Altari e ’l Tempio, che di lui s’onora.
Ed ei del ciel tra’ fiammeggianti lampi
Trascorre almo le cime,
75Fulgidissimo in fregi
D’ammirabile porpora contesti;
Là per eterei campi
Trïonfator sublime
Guida eserciti egregi,
80Invitti al mondo entro martir funesti.
Gaudj celesti, che nè sorte assale,
Nè spegne ora mortale
Lunge divisi dal piacer terreno,
Di dolce involto, e d’amarezza pieno.