Scudo d'oro inedito di Alberico I Cibo
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SCUDO D’ORO INEDITO
di
ALBERICO I CIBO
Ebbi altra volta occasione di parlare brevemente in questa Rivista (Vol. X, p. 47) della zecca di Massa Lunigiana, e di un ducatone del principe Alberico I Cibo. Vuole fortuna che novellamente mi presenti ora con altra inedita di quella stessa officina, e del medesimo signore. È uno scudo d’oro (diametro 24 mill., peso gr. 3.40).
Nel diritto l’arme dei Cibo inquartata ai Malaspina e la leggenda ALBE · CIBO · MAL · MAR · MASS · Nel rovescio un’incudine sul ceppo; intorno · DVRABO · La mancanza, nel diritto, del titolo di principe primo di Massa, che Alberico giammai omise nelle monete battute dopo il 1568, epoca della concessione imperiale, e la corona semplice che cima l’arme, ci ammonisce che la moneta fu coniata prima di quell’anno, e precisamente nel tratto che corse dal 1559 al 68: perciò deve ritenersi lo scudo più antico, mentre l’altro col lemma: IN HAC GLORIAR! OPORTET · ha la corona principesca e l’appellativo di Principe (Viani, tav. II, 9 e 10). Un cenno sulla impresa DVRABO. Questa fu assunta dal Cardinale Innocenzo, zio di Alberico (1550). Forse in questa moneta comparisce in memoria del celebre antenato; ma fu poi ripetuta da Alberico posteriormente nel 1575 in un pezzo da quattro bolognini, e in altro da due (Viani, tav. V, 8, 9, 10: tav. VI, 11, 12).
Se mal non m’appongo in quest’anno ben altro fu il motivo della riassunzione di quell’impresa e motto. 11 nostro Principe nel 1575 accolse nei suoi stati una gran parte della Nobiltà genovese costretta dalla guerra di fazione ad abbandonare la patria. Alberico era dello stesso partito, e non si peritò di proteggerlo. L’incudine e il motto, in quella circostanza ripetuti sulle monete, potevano avere una allusione patente alla protezione forte e durevole del Principe a pro degli sventurati esuli dell’Insubria.
La zecca di Massa Lunigiana bene può adunque vantarsi di questa nuova ed inedita pezza; la quale ha preso posto segnalato nella Collezione di S. A. R. il Principe di Napoli, vicino agli altri rarissimi e copiosi cimeli che i lettori della Rivista conoscono ed hanno ammirato.
O. Vitalini.