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124 | o. vitalini |
tav. II, 9 e 10). Un cenno sulla impresa DVRABO. Questa fu assunta dal Cardinale Innocenzo, zio di Alberico (1550). Forse in questa moneta comparisce in memoria del celebre antenato; ma fu poi ripetuta da Alberico posteriormente nel 1575 in un pezzo da quattro bolognini, e in altro da due (Viani, tav. V, 8, 9, 10: tav. VI, 11, 12).
Se mal non m’appongo in quest’anno ben altro fu il motivo della riassunzione di quell’impresa e motto. 11 nostro Principe nel 1575 accolse nei suoi stati una gran parte della Nobiltà genovese costretta dalla guerra di fazione ad abbandonare la patria. Alberico era dello stesso partito, e non si peritò di proteggerlo. L’incudine e il motto, in quella circostanza ripetuti sulle monete, potevano avere una allusione patente alla protezione forte e durevole del Principe a pro degli sventurati esuli dell’Insubria.
La zecca di Massa Lunigiana bene può adunque vantarsi di questa nuova ed inedita pezza; la quale ha preso posto segnalato nella Collezione di S. A. R. il Principe di Napoli, vicino agli altri rarissimi e copiosi cimeli che i lettori della Rivista conoscono ed hanno ammirato.
O. Vitalini.