Scritti vari (Leopardi)/I. Da 'Le Rime di F. Petrarca' con l'interpretazione di G.L./3. Scusa dell'interprete

3. Scusa dell'interprete

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3.

SCUSA DELL’INTERPRETE

«Come va il mondo!» dice il nostro Petrarca, e dico ancor io seco. Condotta a fine un’opera piena di fatica e di noia tale, che «sol della memoria mi sgomento», invece di esser ringraziato, mi tocca dimandar perdono ai lettori, che gli antichi, a dirlo per incidenza, chiamavano candidi. Bene; sia in buon’ora. A quelli che mi riprendono di non avere sviscerati i pensieri del Petrarca, domando perdono di non aver fatto mai lo svisceratore; di aver proposto e promesso di fare una interpretazione del Petrarca, e non altro; di non essere stato a chiedere il parer loro circa il genere di esposizione che mi convenisse meglio di eleggere, e di avere scelto quello che parve buono a me, e non quello che piace a loro; tenendo per certo che essi, se l’opera non fosse stata a loro proposito, [p. 288 modifica]l’avrebbero lasciata stare; finalmente di essermi persuaso che spiegati con pazienza somma, con particolaritá e chiarezza, i vocaboli, i sentimenti, e tra questi anche i piú reconditi, i pensieri dovessero essere intesi da chiunque avesse intelletto, senza che io gli sventrassi. A chi mi dice che il Petrarca non è oscuro, domandando perdono, rispondo che il sole non è chiaro, e prometto di provare il mio detto immantinente che egli avrá provato il suo. A quelli che si scandalizzano ch’io abbia chiamata antica la lingua del Petrarca, domando perdono dello scandalo, e soggiungo ch’ella era antica giá piú di trecento anni fa, ma oggi sará forse ringiovanita, o forse alcuni moderni saranno invecchiati. A quelli che mi accusano di avere scritto per li fanciulli, e di aver voluto insegnar la grammatica, perché talvolta noto i casi dei nomi, le persone dei verbi, e cose simili, a questi tali, oltre il solito perdono, domando licenza di ridere; e poi li prego a guardare eh’ io noto queste cose, non per insegnar la grammatica, ma dove alla prima vista, e forse anche alla seconda, l’accusativo, per modo d’esempio, pare nominativo; la persona prima, persona terza; il verbo neutro, verbo attivo; o vero al contrario; e cosi discorrendo. In ultimo domando perdono a tutto l’esercito innumerabile dei pedanti d’ogni nome e d’ogni bandiera, e a tutto il piccolissimo numero dei loro contrari: a questi, di avere scritta una interpretazione, a quelli, di non averla scritta a lor modo. E a tutti, o che mi perdonino o no, desidero tanta sanitá e contentezza, quanta costanza avranno nelle loro opinioni fino alla morte. Cosi sia.