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La gerarchia dei godimenti.


Il piacere proviene dall’attuarsi di una funzione. Diversità di funzioni dà diversità di piaceri. E come si ha una gradazione nella importanza e nella qualità delle funzioni si ha pure una gradazione nella qualità e nella importanza dei piaceri.

Nella scala gerarchica delle funzioni della vita dell’uomo si sale dalle infime dell’attività vegetariana, alle superiori di quella emozionale; e da queste alle supreme della cogitazione logica, atta ad esplicarsi fino al lavoro schiettamente scientifico. E così si ha pure nell’uomo una gerarchia di godimenti, tanto maggiori gli uni degli altri, quanto più alta è la dignità della funzione, alla quale corrispondono. E quindi il godimento più grande è quello dato dall’esercizio più elevato della mentalità. E così questo compete solo agli uomini; e tra essi solo a quelli, che si specializzano maggiormente per la potenza intellettiva.

Ma l’attuazione di una funzione è piacevole solo nell’ordine della sua normalità; e l’anormalità ha invece per corrispettivo un tanto opposto di disgusto e di dolore. Onde chi più è atto a godere per ciò anche più è soggetto a soffrire. E quindi, come lo sviluppo delle facoltà cogitative rende l’uomo capace del massimo piacere che l’animalità possa gustare, così questo stesso sviluppo, nello sviamento che si avveri, può essere causa anche del massimo dolore. E lo prova pure il fatto, che gli uomini soltanto, e non gli altri animali, si suicidano.

(Dal numero unico Sena Vetus, Marzo 1895).