Scritti sulla storia della astronomia antica - Volume II/XII. - Rubra Canicula. Considerazioni sulla mutazione di colore che si dice avvenuta in Sirio/VI. - Conclusioni

VI. - Conclusioni

../V. Sirio e Marte ../../XIII. - Rubra Canicula. Nuove considerazioni sulla mutazione di colore che si dice avvenuta in Sirio IncludiIntestazione 22 febbraio 2023 100% Da definire

XII. - Rubra Canicula. Considerazioni sulla mutazione di colore che si dice avvenuta in Sirio - V. Sirio e Marte XIII. - Rubra Canicula. Nuove considerazioni sulla mutazione di colore che si dice avvenuta in Sirio

[p. 211 modifica]

VI. CONCLUSIONI.

1. La qualificazione ὑπόκιῤῥος applicata a Sirio negli Almagesti Greci non è confermata dagli Almagesti di tradizione arabica finora esaminati, ed è indirettamente smentita da quanto Tolomeo stesso scrive sui colori di alcune stelle nel Tetrabiblo. L’ipotesi di Schjellerup, secondo cui quel vocabolo in uno degli originari manoscritti sarebbe stato arbitrariamente surrogato alla vera dizione καὶ σείριος, acquista una certa probabilità.

2. Ai passi dei traduttori e parafrasti latini d’Arato, che furono allegati come documenti nella presente questione, non si può dare la più piccola importanza.

3. Si può considerare come certo, che originariamente i presso i Romani Canicula indicasse la stella principale del Cane minore, cioè Procione; e che l’applicazione fatta più tardi di questo nome a Sirio, sia derivata da una confusione tra i due Cani celesti, il cui levare eliaco quasi coincideva colla stessa epoca del calendario, e si supponeva seguito da identici effetti sul clima, e sulla vita animale e vegetale.

4. L’epiteto di rubra applicato da Orazio alla Canicula (che per lui è probabilmente Procione e non Sirio) ha relazione colla cagnetta rossa che si usava sacrificare nelle Robigalia; [p. 212 modifica]della, quale poi il colore assai più naturalmente si deriva da quello della ruggine (robigo), che da quello d’una stella qualsiasi.

5. L’osservazione citata da Seneca sul colore comparato della Canicola (Sirio?) di Marte e di Giove, può aver avuto un fondamento reale, senza che per questo siamo obbligati ad ammettere una mutazione nel colore di Sirio.

6. Presso Igino, Manilio, Efestione Tebano e Rufo Pesto Avieno esistono indicazioni sul colore di Sirio, dalle quali è legittimo inferire, che nel primo secolo dell’era cristiana il colore di questa stella non era molto diverso dal presente.

7. Quando si considera quanto numerose ed evidenti sono presso gli antichi scrittori le indicazioni di color rosso per Marte, il poco peso e la discordanza di quelle che riguardano il colore di Sirio non sono molto favorevoli all’ipotesi che esso sia stato mai diverso da quello che oggi si vede.

8. L’affermazione che verso i primi tempi dell’èra cristiana Sirio fosse colorato in rosso non è appoggiata a testimonianze sufficienti; la probabilità maggiore sembra anzi pendere verso l’affermazione contraria. Ad ogni modo sarà utile far diligenti ricerche nei testi non ancora esplorati dell’Almagesto, così greci, come arabi; ed ancora più importante sarà lo studio di tutti i codici antichi del Tetrabiblo1.



Note

  1. Vedi l’articolo di Knobel (Month. Not. XLV pp. 145-151) da cui parecchie rettificazioni e notizie si possono ricavare. Vi sono almeno due versioni arabiche dell’Almagesto, una delle quali è il il M.S. Bodleiano e l’altra del British Museum citati ambi da Knobel nel luogo detto qui sopra.