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Lettere - Lettera XXVII

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XXVII.


Gentilissima Signora A.***

Vengo a prender commiato da Lei, perchè certi affari mi cacciano fuori di casa. Vado via in cattivo arnese, e chi sa come ritornerò, o se resterò per la strada. Fiat voluntas Dei.

Saluterà pertanto G.***, e il Sig. P.***, al quale [p. 277 modifica]auguro una sollecita guarigione, e godrò al mio ritorno di trovarlo perfettamente rimesso in buona salute.

A Lei non dico nulla, se non che, quando avrà terminato tutte le faccende, si rammenti qualche volta di me. Andando a Lucca, come farò tra qualche giorno, farò i di lei saluti all’ottimo nostro B.***, e a quella buona creatura della Signora V.***

La questua per il povero N. finalmente è finita, e facendo un po’ di tutto abbiamo raccapezzato sopra Lire 400, e ho incaricato P.***, perchè le mandi. Il merito principale di questo negozio per altro è da attribuirsi a X., che ideando la traduzione del Sismondi, e stampandola, e distribuendola con molte fatiche e disgusti ha messo insieme il nerbo vero di questo soccorso, perchè senza il Sismondi eravamo a poco più di cento Lire..........

Se vuol conoscere il mio itinerario, eccolo: dimani a Pisa, dove starò tre o quattro giorni; poi a Lucca, quindi nella Provincia Lucchese, e di là a Massa e Carrara, che è la Mecca dei miei malaugurati pellegrinaggi.

Metto fine alle ciarle; mi creda suo affezionatissimo

Livorno, 12 Ottobre 1842.

Carlo Bini.