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Lettere - Lettera XXIV

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XXIV.


Signora A.***

Un Poeta in tutta l’estensione del termine, perchè muore anche di fame, chiede l’elemosina ai suoi amici. E quì sta l’imbroglio, – di trovare cioè gli amici d’un uomo, che muore di fame. – Ma butta in mare, e spera in Dio, dice il proverbio dei marinari. Il povero Poeta è N., che forse Ella avrà sentito nominare; uomo,..... cui la Natura fece molti doni di cuore e d’ingegno, senza dargli però un fiato, un atomo, di quel terribile giudizio che sa fare i fatti suoi. E però oggi si trova a stender la mano, e per giunta è malato di malattia della quale forse non guarirà mai. E però io lo raccomando alle di Lei carità; e se Ella e i suoi amici potranno far qualche cosa, io gliene saprò grado per conto del povero Poeta, e per conto mio, quantunque egli si sia indirizzato per chiedere aiuto a T.*** G.***, e questi poi si sia rivolto a me.

Intanto abbia pazienza del disturbo, e mi creda

2 Settembre 1842.

Suo Devotissimo

Carlo Bini.