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Iscrizioni e poesia - Un Sogno

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UN SOGNO


― 1839 ―


Il 5 Marzo 1830 ad alta notte mi addormentai, e feci questo sogno.


La serva entrò in camera mia, e disse: – signor padrone, sono accecata. Due persone hanno picchiato all’uscio, ed hanno dimandato di Lei; io appena le ho guardate in faccia son diventata subito cieca: – A queste parole feci un atto, ed una esclamazione di maraviglia, e intanto le due persone entrarono. Erano Giovanni P.*** e sua Madre, ambidue morti di fresco. Conservavano la figura e le sembianze naturali, come quando erano vivi, se non che negli occhi e nel sorriso traluceva loro un non so che d’immortale. Al vederli io restai reverente e commosso. Giovanni mi abbracciò e mi baciò; sua Madre mi strinse cordialmente la mano, e disse; – veniamo a ringraziarvi di quello che avete fatto per noi, e specialmente per il mio Giovanni. Partecipate i nostri ringraziamenti anche agli altri vostri amici. – Allora io dissi: – Signora, tra questi miei amici ve ne sono tanti dei poveri; sapreste darmi tre numeri al lotto? – La donna con atto amoroso mi diede un leggiero schiaffo, e disse: – così rispondono gl’immortali a certe dimande. – Io restai un certo tempo umiliato e compunto, e poi ripresi: – vedete, voi siete [p. 224 modifica]venuti da me, ma io sono un povero diavolo, ho la stanza vuota e disadorna; non ho tampoco da offrirvi da sedere; e quei due spiriti risposero sorridendo: – noi non siamo mai stanchi. ― Non ho neppure, – soggiunsi, – da farvi un poco di rinfresco, – e rimasi come mortificato. Allora Giovanni si levò di seno un vasetto di forma insolita, ma elegantissima, di una materia preziosa, bellissima, che rifletteva tutti i colori dell’iride, e facendomelo odorare esclamò: – senti, questa è l’ambrosia, il nudrimento degl’immortali: – Odorai, e caddi assorto in un’estasi dolcissima, ineffabile, nella quale mi parve di giacere lo spazio almeno di quattro secoli. Alla fine mi riscossi, e rividi quei due, e dissi: – ma io ho dormito almeno 400 anni? ― Neppure un minuto secondo, – rispose Giovanni, – questo è un lampo della vita immortale. – Io stetti un poco sopra di me, e poi dissi: – ma dunque, o Giovanni, c’è veramente un altro mondo? – Ed egli rispose: – c’è Dio, e c’è un altro mondo. – Queste parole mi scossero tutto, e mi fecero pensar profondamente per un tratto di tempo; poi dimandai: – e chi ci viene nell’altro mondo? ― Ci vengono quelli che soffrono, – mi fu risposto. Io curvai la testa sul petto, come per raccogliere le idee; stetti qualche tempo in quell’atto. A un tratto rialzando la fronte, preso da un impeto subitaneo, interrogai: – ma Elena? – Giovanni allora disse: – Elena è santa fra tutte le Sante, è un inno di fuoco; è la più bella e solenne nota d’amore, che canti dinanzi all’eterno. Ella vede e sente il dolore di sua Madre; e si strugge per lei, e vorrebbe venire da lei; ma quando fa l’atto di partirsi, Dio l’afferra, e se la chiude nel cuore. [p. 225 modifica]

Quì Giovanni sì tacque, e sua Madre facendosi più d’appresso mi disse: – andate da quella Madre; ditele che creda, che speri, perchè tutte le Madri pregano per lei. – Quindi ponendomi con garbo affettuoso la mano sul capo soggiunse: – tu hai, figliuolo, dei grandi peccati, ma c’è chi prega per te.

E quì il sogno si sciolse.