Saper vivere/Fuori di qui/VII. La villeggiatura: quello che si spende
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VII. La villeggiatura: quello che si spende
Vi è gente, nel mondo, che è condannata a sbagliare sempre i proprii calcoli: gente, a cui manca, nel vello, la facoltà aritmetica, per cui, ad ogni passo, mentre crede di aver risoluto il problema dello spender poco o dello spender nulla, si trova a spender molto. Questa gente, per esempio, ha giurato, a principio d’inverno, di fare economia, di dare otto pranzi, invece di due grandi balli: e, alla fine dell’inverno, si accorge di avere gittato, in questi otto pranzi, più che nei due balli, perché si è dovuta rinnovare l’argenteria, perché si è smembrato il servizio di Sèvres, rompendosene due piatti, perché, dopo ogni pranzo' si è sempre ballato, perché..., perché così è! Vi è gente, che non va a Nizza, fra il febbraio e il marzo, perché la vita, cola, è diventata enormemente costosa, ma che, invece, giuoca sulle corse di primavera, nella propria citta, tutto il denaro che avrebbe seminato sulla Cornice, e forse più.
Vi ha gente che, avendo speso molto in inverno, in primavera, si decide a giugno, di partire per una piccola villeggiatura modesta, per un paesello rustico, dove si stia in famiglia, dove vi siano i bagni e la campagna, dove si possa restare da luglio a ottobre e dove non si spenda nulla. Illusione! Illusione! Errore! Grave errore! Bisogna andare con la idea semplice e precisa, che qualunque villeggiatura, costa sempre moltissimo, per umile che sia: bisogna convincersi che i borghi, i paeselli, gli alberghetti, le pensioncelle, finiscono per essere sempre carissimi, sotto le loro lusinghevoli apparenze di modestia. Voi mettete in bilancio mille lire e ne spendete duemila: voi volevate restare due mesi e restate quindici giorni, tornando in città, nella pienezza dell’estate, senza quattrini. Voi volevate spendere millecinquecento lire, per la villeggiatura di tutta la famiglia: ne spendete tremila e tornate a casa col figlio malato, con la cameriera impazzita, col borsellino vuoto, e con qualche debito sulla coscienza. Non vi fate ingannare! Nei paesi, dove meno vi è da spendere, più voi spenderete: nei paesi dove non si compra nulla, voi troverete tutto in vendita e a che prezzo! E una pessima speculazione finanziaria, convincetevene, qualunque villeggiatura: ognuno ne torna, il più ricco, seccato, il più povero, preoccupato. La migliore speculazione, sapete quale sarebbe? Quella di rimanere in città, nella propria casa, in solitudine beata, al fresco, nell’ombra, in silenzio pensoso, o non pensoso, conservando preziosamente le mille, le duemila le tremila lire della villeggiatura. Questa sarebbe la migliore finanza: isolamento, permanenza e raccoglimento. Sarebbe, ma...