Saper vivere/Festa da ballo/I. Festa da ballo
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I. Festa da ballo
Prima di dare una grande o piccola festa da ballo, bisogna pensarci, pensarci assai! Piccola o grande che sia, essa costa più o meno denaro, ma ne costa sempre molto, troppo; essa costa molte cure, molte fatiche, molti fastidi e molte noie; essa vi può procurare molti invidiosi e molti nemici: e bisogna vedere bene, se valga la pena di affrontare tutto ciò, se la ragione di convenienza, di obbligo morale, di decoro, d interesse, che v’induce a dare questa festa, piccola o grande, sia abbastanza possente, da compensare tutto questo, lo so di un principe, mio grande amico, uomo d intelligenza, di spirito, pieno di chic, che dette una splendida e simpaticissima festa da ballo: cinque giorni dopo, uno dei suoi più importanti coloni, gli scrisse una lettera, dichiarandogli di non poter pagare l’affitto, e domandando una dilazione, tanto più - diceva il colono che Vostra Eccellenza ha dato una ricca festa, e non ha bisogno di denaro! Or dunque, pensarci un poco. Un altro inconveniente delle grandi feste o piccole, è che esse vi espongono alle critiche più amare, più aspre, più crudeli dei vostri invitati. Per uno strano fenomeno psicologico, i vostri invitati, coloro che voi avete chiamati a divertirsi, in casa vostra, a cui avete offerto un appartamento sfarzosamente adorno di piante e di fiori, illuminato a meraviglia, una raccolta di persone elette, di belle donne, di gaie signorine, dei rinfreschi squisiti, una cena sontuosa, tutti costoro vi diventano acerrimi nemici. Tutto è pessimo, per essi, da voi; i fiori odorano troppo; le piante, ve le siete fatte prestare; i gelati puzzano di petrolio; la luce elettrica è volgarissima; il thè sa di paglia; la cena è meschina e scarsa; e le donne, poi, le donne, tutte brutte, tutte mal vestite, che orrore! Una sera, in un ballo, poco prima di andaìe a cena, io ho udito, inavvertita, due perfetti gentiluomini, correttissimi, sorridenti, profferire, a voce sommessa, tali infamie sul conto del padrone e della padrona di casa, da far arrossire qualunque ingenuo: e, dopo, avviarsi placidamente a mangiare la squisita cena. E scoraggiante! Ma, naturalmente, vi è chi, per onorare il proprio nome e il proprio censo, per celebrare un anniversario, un compleanno, un onomastico, una promessa di nozze, deve dare una festa; vi è chi ama tanto poco se stesso e tanto il proprio prossimo, da voler, assolutamente, esercitare la ospitalità; vi è chi, infine, ha bisogno, per suoi interessi, per suoi fini, di farsi vedere ricco e ospitale.