Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799/Rapporto fatto da Francesco Lomonaco patriota napoletano al cittadino Carnot Ministro della guerra/Prefazione

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PREFAZIONE


Un quadro di avvenimenti orribili, che fanno fremere la natura umana, interessa sicuramente ogni essere dotato di sentimento. Non si tratta con esso di appagare una inutile curiositá; ma si procura di mettere in prospettiva l’indole del poter arbitrario e ’l carattere feroce de’ re.

Esponendo al ministro Carnot il principale strumento del rovescio della repubblica napoletana, vengo alla narrazione degli orrori, de’ tratti di ferocia e delle altre fatali vicende, le quali ancora desolano la regione la piú bella della terra; le quali non si leggono nelle pagine lugubri della storia antica e moderna, e che la barbarie del dispotismo non ha mai prodotte sul teatro delle calamitá umane, dall’infanzia del mondo sino a’ nostri dí. Quante volte la penna mi è caduta dalle mani! Quante volte il pensiero è stato insanguinato dalle immagini tragiche e nere, che, interrompendo il sonno della mia ragione, hanno atterrita la fantasia! Quante volte le carte, che io vergava, sono state bagnate dalle lagrime le piú amare!...

Nello spiegare il filo de’ fatti, gli spettri degli estinti eroi si son presentati a’ miei occhi; i gemiti degl’infelici, che o ammucchiati languiscono nelle bastiglie o vanno errando sulla superficie del globo, si sono da me intesi; gli urli de’ carnefici hanno sovente turbata la serie delle mie idee. Ho percorso sulle ale dell’immaginazione il paese che mi ha dato la culla, e non ho veduto che rottami, rovine ed abissi, la di cui profonditá si è involata a’ miei sguardi, giacché il cielo era oscurato. Da per tutto le furie infernali del dispotismo mi hanno recato orrore e spavento... [p. 288 modifica]

Dopo questa pittura melanconica e rattristante, metto a giorno la rea condotta dell’imbecille Claudio, della dissoluta Messalina e del vile Seiano, relativamente al gran popolo nella brillante carriera della sua rivoluzione. E qui si vedrá la debolezza di un governo oppressore andare unita alla perfidia. Si scorgeranno i princípi della giustizia universale calpestati; i rapporti, che mantengono la concordia dell’uman genere, lesi in tutta la loro estensione; gli sforzi di soffocare il grido della filosofia sempre piú raddoppiati.

Finalmente, facendo una utile digressione, getto un colpo d’occhio sulle fasi scorse dell’Italia, sul suo stato attuale, sull’attitudine imponente ch’ella sará per prendere sotto la influenza del genio vivificante della libertá e delle scienze, e sul peso ch’ella fará nella bilancia de’ futuri destini dell’Europa.

I corpi sociali, come i pianeti, sono inviluppati nel cerchio de’ loro movimenti invariabili e regolari. È gran tempo che la forza del dispotismo ha agito sulla terra; e quest’azione dev’essere bilanciata da una riazione delle societá civili. Le lunghe oppressioni debbono necessariamente menare la indipendenza. Guai, guai a’ tiranni!... La ragione, che giá va divenendo cosmopolita, incomincia a mostrare a’ popoli la turpitudine delle loro catene, ed essi arrossiscono a sopportarne il peso ed a baciare la mano che gli strangola. Il grande albero delle scienze, che era tanto agitato da’ fieri aquiloni della superstizione e della tirannia, gettando nel secolo futuro piú profonde le sue radici, spanderá i fronzuti rami, all’ombra de’ quali sará per riposare la insultata umanitá.

II lettore, se non ravviserá in codesto travaglio una storia ben fatta, giacché una buona storia è diffícile a farsi, vi troverá almeno i materiali i piú rilevanti, che saranno radunati con impegno da’ Tucididi e Taciti del secolo nell’ergere il monumento colossale de’ fasti correnti. Tra tante veritá, ne scorgerá una scritta a caratteri di sangue, che scorre da un cuore ferito, cioè che i re sono animali antropofagi, e che la loro storia è il martirologio delle nazioni.