Rivista di Scienza - Vol. II/Revue philosophique, juillet et septembre 1907

Eugenio Rignano

Revue philosophique, juillet et septembre 1907 ../Revue du Mois, juin 1907 ../Rivista Internazionale di Scienze sociali e discipline ausiliarie, aprile 1907 IncludiIntestazione 12 febbraio 2014 75% Scienze

Revue philosophique, juillet et septembre 1907
Revue du Mois, juin 1907 Rivista Internazionale di Scienze sociali e discipline ausiliarie, aprile 1907

[p. 416 modifica]Revue Philosophique. (Juillet et Septembre 1907). — F. Le Dantec, «L’ordre des sciences». Rileva come il progresso della scienza sia consistito nel sostituire via via, a ricerche e documenti di valore personale, cioè dipendenti dalla natura psichica particolare dell’osservatore, ricerche e documenti di valore il più possibile impersonale, basati sulle misure. Nel periodo prescientifico a documenti di valore personale, o tappa «psicologica», difficile fu accorgersi della stretta dipendenza reciproca delle diverse proprietà o qualità sensibili dei corpi, relative ai diversi sensi. Il riconoscimento di questa interdipendenza, e il conseguente possibile riferimento dei cambiamenti subiti da una qualunque di queste proprietà ai corrispondenti cambiamenti d’una sola di esse, quella pertinente al senso della vista, permise all’uomo di ricondurre le misure di tutte le diverse proprietà dei corpi a semplici letture di scale graduate, e, in seguito, di descrivere tutti i fenomeni del mondo esterno, quale si fosse il senso che caso per caso ne venisse ad essere maggiormente od esclusivamente influenzato, come variazioni di forma o movimenti, «di [p. 417 modifica] scala diversa»: movimenti della scala visibile o meccanica, movimenti della scala sonora, movimenti della scala termica, e così via. Da ciò, la spiegazione meccanica dell’universo. — Quest’ordine seguito dalla scienza nel suo generarsi e svilupparsi è anche quello che dovrebbe preferibilmente essere seguito nell’insegnamento filosofico.

(Août 1907). — E. Boirac, «La Cryptopsychie». Dimostra con esempi interessanti come tutti i fenomeni intellettuali, da quelli di pura percezione a quelli più complessi di immaginazione, di ragionamento, di azione, siano suscettibili di rivestire la forma criptopsichica o incosciente; e come dal fondersi di questi stati incoscienti in una serie continua nascano, nei casi di sdoppiamento, una o più personalità secondarie in coesistenza colla principale. Ritiene che questa coesistenza di più personalità costituisca un principio di spiegazione generalissimo per una quantità di altri fenomeni patologici della psiche, ancora più complessi. Si astiene però deliberatamente, ritenendolo per ora prematuro, da ogni tentativo di spiegare il fenomeno in se stesso della coscienza, cioè di investigare quali siano le condizioni da cui dipendono la coscienza o l’incoscienza degli stati psichici; ricerca, da noi appunto intrapresa in altra parte di questo stesso numero.

(Octobre 1907). — D. Parodi, «Morale et raison». Discute il libro del Belot «Etudes de Morale positive», il quale si aggira intorno al pernio solito di tali questioni: Esiste un fine morale supremo, capace di essere proposto all’accettazione riflessiva e razionale dell’uomo coscienzioso, che lo critica mettendosi «nelle condizioni d’un pensiero che cerca il vero»? Mentre il Landry, nel suo bel libro «Principes de Morale Rationnelle», aveva coraggiosamente attaccato di fronte il problema, e, sebbene a torto, come già altrove abbiamo cercato di dimostrare, aveva risposto affermativamente; il Belot, invece, gira intorno alla questione, affermando, da una parte, che le regole morali sono, per una data società, «le regole che la collettività impone all’individuo nell’interesse riconosciuto o solamente intuito, reale o solamente immaginato, della collettività stessa che le sanziona», e, dall’altra, che la società è il fine supremo perchè rappresenta la condizione comune di tutte le attività, il mezzo universale per raggiungere qualunque altro fine.

(Novembre 1907). — A. Fouillée, «Doit-on fonder la science morale et comment?». Si sforza di dimostrare la possibilità d’una scienza morale.

A. Rey, «L’énergétique et le mécanisme au point de vue des conditions de la connaissance». Un bellissimo articolo, nel quale si accenna ai pericoli di vuoto formalismo e di conseguente aridità cui minaccia di andare incontro l’energetica. Questa cerca, [p. 418 modifica] infatti, di ridurre al minimo possibile la necessità, per cui bisogna pur sempre passare data la nostra organizzazione psichica, di «rappresentare» le nozioni scientifiche, di conservare i residui sensibili. Ora, invece, non si escogitano nuove ipotesi se non coll’immaginazione; da ciò la necessità, se la scienza deve servire a scoprire continuamente del nuovo, di non spingere l’astrazione fino a vuotare del tutto i concetti del loro residuo concreto d’immagini, di non ridurli alla pura loro denominazione priva d’ogni contenuto immaginativo. Eccellente mezzo riassuntivo per sistemare, nel modo più succinto possibile, ciò che già sappiamo, l’energetica si addimostra, dunque, inadatta a farci penetrare ancora più avanti nella conoscenza della natura. Le teorie meccaniste, invece, a forte contenuto immaginativo concreto, sono quelle che, pure offrendo un metodo di sistemazione non inferiore a quello offertoci dall’energetica, promettono una fertilità ben maggiore di quest’ultima come metodo d’invenzione creatrice e di scoperta.

Note