Rivista di Scienza - Vol. II/Histoire de la Philosophie moderne
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L’opera del filosofo della Danimarca, tradotta in italiano e in francese, varrà a diffondere nei paesi latini un maggiore interesse per la storia del pensiero. E perciò salutiamo la traduzione con vivo compiacimento.
Quanto al contenuto di questo lavoro poderoso, diremo che esso abbraccia: la descrizione a larghi tratti dei grandi sistemi metafisici riavvicinati alle origini della Scienza moderna, il movimento dei valori etici e religiosi, il dibattito dei problemi gnoseologici, la pittura dei caratteri più salienti che costituiscono la personalità di un pensatore e conferiscono ad una tendenza speculativa un particolare significato psicologico. Tutto ciò è congiunto, e fin dove è possibile armonizzato, in una vasta sintesi, che rivela ad un tempo la grande erudizione dell’A., il suo giudizio sereno, le sue singolari facoltà d’intuizione.
Lo Höffding ha voluto ricostruire la Filosofia, nel senso classico della parola, e qualunque veduta si possa avere intorno all' oggetto o al significato di quella, l’opera che abbiamo dinnanzi ha per noi questo interesse particolare: essa rappresenta, fissato in un largo quadro, il concetto, comune in una certa misura ad una classe di pensatori, i quali, per ragioni di tradizione e di insegnamento, si contraddistinguono specialmente col nome di filosofi.
La circostanza che l’A. acceda in gran parte alle vedute del positivismo, le simpatie ben giustificate ch’egli dimostra al rinascimento italiano e alla più moderna speculazione inglese, il valore che attribuisce alla Scienza come fattore dello sviluppo filosofico, concorrono a rendere tanto più sintomatico l’atteggiamento preso relativamente alla definizione della Filosofia.
Dalla Storia dei «tentativi fatti da certi pensatori per discutere i problemi ultimi della conoscenza e della vita» lo Höffding crede si possa ricavare almeno approssimativamente il «resultato importante di mettere in luce la natura dei problemi di cui si occupa la Filosofia», e questi ritiene possansi ridurre a quattro: 1° Problema della conoscenza (problema logico); 2° Problema dell’esistenza (problema cosmologico); 3° Problema della stima dei valori (problema etico-religioso); 4° Problema della coscienza (problema psicologico).
Ora, a prescindere da altre osservazioni critiche che la suddetta classificazione suggerirebbe, ci sembra soprattutto confutabile la veduta della Filosofia come di una disciplina avente un contenuto proprio di problemi.
Sebbene la tesi possa apparire paradossale, noi ravvisiamo in tale veduta un particolarismo filosofico svoltosi parallelamente al particolarismo scientifico, in gran parte per effetto delle condizioni e dello spirito che la divisione della Scienza ha creato nell’insegnamento. E alla sopra indicata concezione particolaristica, opponiamo l’idea che la Filosofia rappresenti, non un ordine determinato di ricerche, ma un atteggiamento proprio del pensiero, sintetico e critico ad un tempo, il quale si esplichi in campi diversi e relativamente ai più diversi problemi del sapere e dell’azione.
Da questo punto di vista la Storia della Filosofia non può essere separata da quella della Scienza e della coltura in genere, ma deve comprendere la Storia delle conquiste e delle aspirazioni dello spirito umano, considerate secondo un particolare orientamento, diremmo quasi nella loro genesi ideale. Ed importa massimamente che essa non disgiunga le vedute cosmologiche o gnoseologiehe astratte dalla ricerca positiva, rispetto a cui quelle valgono come criteri direttivi, e parimente le idee etiche generali dai movimenti sociali e politici che vi si collegano.
Cerchiamo di illustrare meglio il nostro pensiero, limitandoci a considerare più specialmente la Storia dello Höffding nei riguardi della Scienza.
Abbiamo già accennato che l’A. considera lo sviluppo della Scienza tra i fattori della Filosofia, e, aggiungiamo, con una larghezza ignota nelle opere precedenti di simil genere.
Il primo volume (il più bello, fra i due), ci fa assistere all’espansione dei grandi sistemi metafisici, ricollegandola alla fondazione del nuovo sistema del mondo, mercè le scoperte della Meccanica e dell’Astronomia.
Nel secondo volume manca una critica analoga che metta nella debita luce l’influenza esercitata dalla sistemazione scientifica newtoniana sulla Gnoseologia di Kant.
Ma soprattutto non troviamo una critica adeguata delle idee di Cartesio e di Newton, e delle conseguenze portate dal meccanicismo nell’indirizzo della Fisica. Così la scoperta della conservazione dell’energia viene presentata quasi come un fatto isolato, piuttostochè come il risultato di un progresso non interrotto che, movendo appunto da Cartesio e da Leibniz, si prosegue nei varii tentativi di una spiegazione cinetica della materia, del calore ecc.
Il concetto particolaristico della Filosofia, nei riguardi della scienza, risalta a nostro avviso più spiccatamente nella storia del secolo decimonono. In questo secolo, come è noto, si è operato un distacco sistematico tra filosofi e scienziati; tuttavia di fronte alla corrente prevalentemente letteraria, che la tradizione considera come classica, si è mantenuta una catena di pensatori che da diversi campi scientifici si sollevano alla speculazione e alla critica filosofica. Questi meritavano di essere presi in maggiore considerazione, accanto ai rappresentanti, diremo così ufficiali, del positivismo, coi quali sono in una certa comunione di spirito, se anche talvolta non ne dividano appieno le idee.
Tanto più che il ricongiungimento, ormai in via d’attuazione, tra Scienza e Filosofia, avrà come conseguenza di dare a codesti uomini una maggiore influenza sullo sviluppo del pensiero avvenire.
Perchè le vedute di Kant sullo spazio, meriterebbero maggiore attenzione che quelle di Gauss o di Riemann, il più grande filosofo della Geometria?
Perchè una storia che registra la teoria delle monadi fra le speculazioni di Leibniz, non ci dirà nulla della moderna concezione atomica nella Chimica?
E perchè accanto al fisico Ampère, di cui sono opportunamente ricordate le opinione gnoseologiche, non troveranno posto fra i filosofi del secolo decimonono Hermann Helmholtz, Du Bois Reymond e Claude Bernard? Il primo non foss’altro per la tendenza di reazione che esprime contro il dominante specialismo scientifico, il secondo per avere espresso nella forma più chiara le vedute agnostiche derivanti dalla Metafisica del meccanismo, il terzo infine per quella «Introduction à la Médicine experimentale» che rimane ancora mirabile edifìcio di Metodologia e di Logica!
Tuttavia questi pensatori non sono presi in esame dal nostro A., e similmente questi, che pur ha considerato il fondatore dell’Economia, Adamo Smith, tace di Carlo Marx, nel quale le idee della sinistra hegeliana assunsero il massimo contenuto positivo sotto l’aspetto sociale.
Senonchè, mentre queste osservazioni si affacciano naturalmente al nostro pensiero, ci sembra di sentirci rimproverare perchè l’opera dello Höffding merita meno di ogni altra le nostre censure. Non abbiamo detto noi stessi ch’essa fa alla Scienza una parte più notevole di qualsiasi altra Storia congenere?
Ma a questo rimprovero crediamo giusto rispondere: appunto perchè l’A. si allontana con illuminato criterio dagli schemi più ristretti, e perchè la sua Storia, animata da un simpatico spirito positivo, si avvicina di più a rappresentare il movimento del pensiero secondo l’ideale che abbiamo in vista; appunto perciò essa lascia il desiderio di un’opera (preparata da un lavoro individuale o collettivo) che di tanto la superi, quanto essa medesima supera le precedenti!