Rivista di Cavalleria - Volume I/VI/Il passato, il presente e l'avvenire del cavallo italiano in rapporto al servizio militare III

Carlo Ottavio Bosio

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Il passato, il presente e l’avvenire del cavallo italiano in rapporto al servizio militare (III parte)
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Il passato, il presente e l'avvenire del cavallo italiano


in rapporto al servizio militare




(Continuazione, vedi fascicolo quinto).


III CONFERENZA.


Razze, tipi, e varietà di cavalli al presente.


(Continuazione).

Nello studio delle razze equine, conviene trattenersi a parlare delle razze inglesi, perchè sono quelle che meglio figurano nella produzione mondiale, essendo l’allevatore inglese maestro nell’ippotecnia, avendo egli saputo produrre cavalli adatti per ogni servizio speciale, dovunque ricercatissimi.

Quindi in Inghilterra si produce il carrozziere grande (coach-horse), il cavallo da strada (roadster), il cavallo da passeggiata (park-hack), il cavallo da passeggio di lusso (Hackney), cavallo da caccia (Hunter), il cavallo da nolo (Hack), il cavallo da tiro pesante (Dray-Horse), il cavallo di piccola taglia (Ponies) e molti altri, a cui però non corrispondono ancora altrettante razze, sebbene s’incominci già a parlare di razza di hunters, di roadster e di hackney e di qualche altra.

Hunter. È il cavallo da caccia e da Steeple-chases prodotto dall’arte ippotecnica degli inglesi; ma non costituisce ancora una razza, sebbene si preveda che non sarà lontano il tempo in cui l’hunter costituirà una vera razza speciale. [p. 602 modifica]

Il nome di hunter si applica al cavallo esclusivamente destinato alla caccia, capace cioè di tener dietro a una caccia saltando e passando tutti gli ostacoli naturali con sufficiente celerità per tener dietro ai cani.

Allo scopo di favorire la creazione o l’addestramento degli hunters vennero organizzati gli steeple chases. La grande estensione ed importanza prese da queste corse, hanno distratti gli hunters dalla loro prima destinazione ed hanno creato una categoria particolare di cavalli con caratteri del cavallo da corsa e dell’hunter, senza essere nè l’uno nè l’altro. Si sono creati due tipi diversi.

Il cavallo da steeple-chase salta e galoppa in modo diverso dall’hunter. Esso percorre il più velocemente possibile una data distanza irta d’ostacoli artificiali, conserva per conseguenza l’andatura del cavallo da corsa; ma è più resistente e più robusto. Non si distende alla massima sua andatura, galoppa con notevole alzata per essere pronto al salto a rapida corsa, allo scopo di andare da un punto all’altro velocemente. È un puro sangue specializzato.

L’hunter deve saltare da pie’ fermo o dopo breve slancio con sicurezza, senza avere la massima celerità, di cui non ha bisogno per raggiungere lo scopo suo, che è quello di seguire la caccia attraverso gli ostacoli.

Il cavallo da caccia ha il petto ampio, il collo piramidale, il dorso breve, i reni corti, le tibie lunghe (disposizione favorevole al salto), raggi inferiori raccorciati e articolazioni larghe. Esso ha una speciale attitudine per il salto e serve anche per l’equitazione ordinaria militare non che pel servizio da tiro.

Di questo cavallo venne creato uno Stud-book speciale a datare dal 1885 ed è l’Irlanda il paese più rinomato per gli hunters.

L’hunter irlandese è assai raccolto (ramassè), ha il tronco assai largo, bellissimi arti con tendini robusti. Salta in un modo speciale: egli si slancia con le quattro estremità ad un tempo, tenendole ritirate sotto l’addome quando è al colmo dell’ostacolo, e quando discende le appoggia sul suolo tutte insieme nello stesso [p. 603 modifica]tempo. Eeeguisce salti meravigliosi sia in altezza che in larghezza sopra un suolo nel quale si affonda fino ai nodelli.

L’hunter irlandese ha molta fama ed è il prodotto del puro sangue inglese specializzato dalla ginnastica funzionale, dalla selezione e dai pascoli dell’Irlanda.

Roadster-Hackney-Norfolk. — Col nome di Hackney si chiama oggigiorno il cavallo trottatore già conosciuto col nome di roadster, proveniente dal Norfolk come ammirato trottatore.

Il cavallo trottatore che serve ad ogni servizio in cui occorra un lavoro faticoso, sia per velocità che per resistenza venne chiamato col nome di Nag, derivato dall’anglo-sassone hnegan, tradotto in Neigh verbo inglese che vuol dire nitrire. I normanni lo chiamarono Haquenée e gl’inglesi lo adottarono fino dal 1300. I trottatori provenienti dal Norfolk si chiamarono trotter; ma più tardi si trova usato il nome di roader, cambiato in roadster verso il principio di questo secolo, importato dall’America.

Da ciò risulta la sinonimia dei nomi roadster, hackney e road-horse per significare il cavallo che fa molta strada.

L’andatura dell’hackney è il trotto tipico, preciso, diverso dal trotto del trottatore russo e dell’americano. L’hackney trotta con naturale compostezza senza cogliersi coi piedi in nessun punto, eccetto al cubito, dove si tocca col piede corrispondente nell’ampia flessione dell’arto.

Il capo-stipite dell’hackney moderno fu lo stallone Blaze in cui l’elemento preponderante era il sangue arabo e barbero; ma gran parte del merito spetta alla madre di Blaze, la quale aveva una grande attitudine all’andatura al trotto. Da ricerche fatte risulta che il nome di Blaze venne da molti confuso con quello di Shales o Marshland shales.

Con Blaze incomincia una serie di prodotti uniformi e distinti per la spiccata loro attitudine al trotto puro e non all’ambio come molti trottatori anteriori alla sua comparsa.

La razza degli hackneys inglesi ha avuto le stesse fasi di quella del puro sangue da corsa. Si formò con l’incrocio di p. s. con cavalli da tiro, con l’intervento di cavalli arabi, turchi e romani. Si è andata uniformando in forza dell’esercizio al trotto a sella e a tiro e selezione dei migliori trottatori. [p. 604 modifica]

Ritratti di celebri roedster del Jork e di trottatori del Norfolk mostrano forme cranio-facciali differenti. Però bisogna venire che per otto decimi almeno gli hackneys hanno la testa coi caratteri del cavallo asiatico, la qual cosa dimostra quale prevalenza ebbe la razza asiatica nella formazione della razza degli hackneys.

Nella categoria degli hackneys vi sono stalloni e cavalle dotati di una grande potenza ereditaria che trasmettono bene i loro caratteri; ma vi sono dei riproduttori che trasmettono male, anzi danno origine a fenomeni d’inversione. Questo fatto spiega la divergenza di opinioni a proposito del valore degli hackneys come miglioratori della produzione equina nazionale.

L’Hackney stud-book Society fu fondata nel 1883 e nel suo regolamento è riprodotta la storia di questa razza, a cui gli inglesi consacrano cure speciali per conservarne allo stato di purezza, mercè l’incrociamento, il meticciamento e l’accurata selezione.

L’Hackney americano si distingue pure come produzione speciale provvista di uno speciale stud-book. Questo cavallo è una combinazione sapiente delle qualità del puro sangue e del trottatore, che forma un tipo distinto, il quale va sempre migliorando.

La storia del trottatore americano comincia dall’unione del cavallo spagnuolo fattosi indigeno, coll’inglese e coll’olandese. I primi cavalli inglesi importati erano roadster, verso il 1750, ma in piccola proporzione da prima. Primi però a godere fama di velocità furono gli ambianti di Narragansett, i quali fin dal 1680 avevano la velocità all’andatura d’ambio uguale a quella che hanno oggi i celebri trottatori.

Il gran fondatore dell’hackney americano fu il celebre Messenger, puro sangue inglese, importato nel 1788, da cui nacque Hambletonian 10 dopo alcune generazioni di figli pregiatissimi. Le più grandi famiglie di trottatori provengono da Hambletonian 10 nipote di Messenger, avendo Hambletonian 10 generato più di 1300 puledri durante la sua vita, cominciando all’età di due anni a funzionare in razza.

Altre due famiglie divennero famose ed entrambe derivarono da Messenger, da cui sortirono i migliori trottatori americani. [p. 605 modifica]

Le forme del trottatore resistente sono le seguenti, secondo la descrizione fatta dal Bouley:

«Ampiezza del torace che si rivela con l'arcatura assai accentuata delle coste e con la loro lunghezza; sviluppo dell'addome proporzionato alla massa del corpo; dorso e reni diritti, muscolosi, situati sullo stesso livello della groppa, nè lunghi nè corti; la groppa assai muscolosa, ma non orizzontale, inclinata da 30 a 35 gradi circa; anche larghe e ben distaccate; testa leggera, portata da un collo lungo, muscoloso, diritto, piramidale; garrese elevato, asciutto, assai proteso all'indietro, ma non scarno; la spalla lunga ed obbliqua; braccio ben diretto, col cubito assai divaricato; l'avambraccio lungo, largo dall’avanti allo indietro, fornito di muscoli sporgenti e ben disegnati sotto la pelle; ginocchio largo, piatto sul davanti, sporgente indietro e articolato in piena perpendicolare; stinco corto, forte, largo, verticale; tendini voluminosi, netti, ben distaccati; nodello largo; pastorali corti e poco inclinati; coscia lunga, muscolosa, dotata di ampio movimento; grassella sporgente infuori; natiche larghe, gamba lunga, assai muscolosa; garretto asciutto, netto, largo; appiombi regolari, muscoli compatti, sodi, ben distinti, pelle fine e crini poco abbondanti.»

Coteste forme indicano la costruzione meccanica più adatta all’esercizio del trotto veloce e resistente; ma non è il tipo costante del trottatore americano. Secondo Fogliata in detta razza di trottatori sono due tipi differenti: Uno è la riproduzione del p. s. i. modificato nel torace, fatto più largo e più alto, sì che apparisce con gli arti anteriori più brevi; l’altro è di aspetto comune, più grande, più forte, solidissimo, ma non affatto nobile, assai di sovente tarato negli arti e con movimenti non bene ordinati, sebbene con passo assai lungo.

La caratteristica funzionale è cotanto prevalente, spiccata e trasmissibile con tanta costanza, che costituisce da sola un attributo fisiologico che la distingue come razza a tipo a estensione di contrazione, senza parlare di tipi di conformazione in essa esistenti.

Difatti in codesta razza non si hanno caratteristiche [p. 606 modifica]cranio-facciali, e si riscontrano forme differentissime nella testa, che passano da quella del cavallo germanico a quella dell’asiatico; si trovano teste larghe e corte teste strette e lunghe; nell’insieme delle forme si vedono cavalli, che paiono puro sangue inglesi e altri simili ai maremmani.

L’attributo fisiologico della razza dei trottatori americani è la velocità grandissima al puro trotto, che è giunta a percorrere il miglio inglese (m. 1609) in poco più di due minuti primi ed è in continuo progresso.

Anche in Italia questa razza pregiatissima tende a diffondersi per opera di alcuni allevatori intelligenti. Primo fra tutti va citato il comm. senatore V. S. Breda, il quale fin dal 1882 mandò in America ad acquistare trottatori distinti, fra cui Elwood-Medium, discendente da Hambletonian 10, che rimarrà il principale capostipite della produzione dei trottatori italiani, avendo già dato parecchi stalloni e due figlie alla riproduzione. Basta citare il rinomato conte Rosso, che è il migliore trottatore europeo.

Nel 1882 io ebbi occasione di osservare Elwood-Medium a Ponte di Brenta, splendido stallone baio col record di 2’ 24’’ 354, giunto da pochi giorni assieme a due cavalle eleganti e di buona geneologia, e cioè la cavalla Belle Oakley e la cavalla America.

Il senatore Breda acquistò pure altri trottatori, fra cui mi limiterò a citare Hambleton e Amber.

Hambleton stallone atletico, venne ceduto pochi anni sono a S. M. per le R.R. razze di S. Rossore, discende da Hambletonian 10.

Amber altro stallone distinto, che ricorda il p. s. i. venne ceduto al Governo Italiano.

L’esempio del Broda fu seguito in Italia da altri allevatori ed il trottatore americano tende a sostituirsi a tutte le razze di trottatori. Difatti nel registro trottatori italiani sono inscritti circa per nove decimi figli di genitori americani.

Razza Orloff. — La razza Orloff, detta dei trottatori russi venne creata dal conte Orloff sul finire del secolo scorso con lo stesso procedimento zootecnico e quasi con lo stesso elemento incrociatore che hanno prodotto il p. s. e il trottatore americano. [p. 607 modifica]

Il trottatore Orloff si distingue per la corporatura robusta e proporzionata, ha la testa asciutta, occhi grandi, collo un po’ grosso, torace un po’ piatto, mediocremente profondo, ma lungo, garrese asciutto, schiena forte e larga, molto piana sopra i reni, groppa lunga, più o meno inclinata, generalmente arcuata in modo speciale, fianchi rotondi. La scapola lunga e larga, inclinata, coperta di muscoli tesi e ben marcati, forma coll’omero un angolo quasi retto, leggermente ottuso, l’avambraccio è lungo e si stacca dal petto, lo stinco corto, il pastorale non troppo lungo e ben diretto, le articolazioni abbastanza forti, specialmente il garretto, gli zoccoli forti, sebbene un po’ grandi. La pelle è morbida ed elastica, coperta di peli fini e spessi, criniera e coda ricche e lunghe, peli lunghi alle pastoie. I mantelli più comuni sono il morello ed il leardo, però ve ne sono di bruni e di bai. In generale gli Orloff hanno gambe alte, sono sotto di sè, e veduti in stazione piacciono poco, ma in movimento sono eleganti e dotati di molta velocità e resistenza.

Già al passo l’orma del piede posteriore sorpassa quella dell’anteriore e al trotto ad ogni movimento completo percorre tre volte la lunghezza del corpo. Mentre l’arto anteriore piegato tocca quasi il tronco, gli arti posteriori sono spinti oltre l’orma dei piedi anteriori e nello stesso momento si vedono i quattro ferri in aria.

In Italia vi furono splendidi esemplari quali Zeitoff e Gourko che primeggiarono sui nostri ippodromi.

I trottatori Orloff derivano da una mescolanza di razze diverse, specialmente araba, olandese e danese. Fra gli stalloni arabi importati dal conte Orloff-Tehesmenski, uno che si chiamava Smetanka, di mantello bianco argentino, si distingueva per qualità superiori. Smetanka lasciò quattro stalloni ed una cavalla, rimanendo solo un anno in razza. Tre dei quattro stalloni provenivano da madri inglesi, uno da una giumenta danese di mantello isabella.

I discendenti di uno di questi stalloni erano belli e robusti, ma non riunivano le qualità ricercate dal conte Orloff. Al contrario uno dei discendenti dello stallone Polkan le possedeva perfettamente. [p. 608 modifica]

Polkan era derivato da Smetanka e da una giumenta danese. Il figlio era Bars I grigio pomellato, nato da una cavalla olandese. In cotesto stallone erano fuse armonicamente le qualità preminenti delle tre razze. E cioè le forme nobili e belle ed il temperamento focoso ed energico della razza araba, il vigore, la taglia della razza danese e l’elasticità nelle articolazioni della razza olandese.

Bars I fu il fondatore della razza dei trottatori russi e rimase in razza diciassette anni. Più tardi si ripetè spesso l’incrociamento col sangue inglese sia dalla linea materna, sia dalla paterna. Si rinnovò pure il sangue olandese e l’orientale con saggi incrociamenti; ma è incontestabile che il tipo creato dal conte Orloff è divenuto costante e discende da Bars I.

La storia della formazione di questa razza c’insegna che più che alla selezione zoologica, conviene tener calcolo della selezione zootecnica per ottenere la riproduzione costante di una caratteristica.

Difatti la razza Orloff è stata formata, come abbiamo detto, dall’unione dell’arabo con l’olandese ed il danese, i quali sono di diverso tipo zoologico, quindi vietata ippotecnicamente la unione fra di loro, secondo la teoria di Sanson; mentre secondo la teoria dei tipi cavallini del Fogliata, da cui noi prendiamo molte notizie, l’incrociamento di razze diverse ma di tipi simili produce sempre armonia nelle forme e fissità di caratteri e costituisce l’indirizzo migliore nella produzione cavallina di tipi specializzati; ma di ciò parleremo ancora altrove.

Razza Orloff da sella. — Il conte Orloff contemporaneamente alla razza dei trottatori creò una razza da sella in Chranowoy notevole per velocità e resistenza.

La razza dei cavalli da sella Orloff s’iniziò da Sultan stallone importato dall’Oriente insieme a Smetanka. Più tardi fece venire stalloni puro sangue inglesi e fattrici pure inglesi, che contribuirono non poco a rendere celebre questa razza.

La testa del cavallo Orloff da sella è asciutta, la fronte larga, gli occhi grandi e vivaci, le orecchie mobilissime, la linea nasale leggermente incavata, le narici dilatate, il collo piatto, [p. 609 modifica]ma di bellissima forma presenta una rientranza arrotondata prima del garrese. Il dorso e la groppa diritti, coda portata in alto. Le estremità ben provviste di muscoli con tendini robusti, zoccoli ovali, con sostanza cornea compatta. I movimenti sono molto regolari in ogni andatura ed energici negli arti posteriori.

Razza Friulana o Forlana. — Nelle provincie di Udine, di Treviso e parte di quella di Venezia dominava un tempo, ed era celebre, la razza conosciuta sotto il nome di Friulana o Forlana, ricercata per tipo leggiero. Fra il Tagliamento ed il Piave veniva allevata una razza simile alla Friulana sotto il nome di razza di Piave dal luogo di sua produzione.

La razza Friulana discende dal cavallo arabo e dall’andaluso, quindi discende dal tipo asiatico mescolato a meticci asiatico-africani.

Essa ebbe le sue origini dalle invasioni dei turchi del XV secolo, ma i migliori prodotti di questo secolo si devono agli accoppiamenti delle cavalle friulane con uno stallone orientale degli allevatori Milioni e Serafini perduto nel Friuli nel 1813 dai francesi. Per una serie di vicissitudini questa razza degenerò grandemente e specialmente per l’importazione di cavalle croate ricercate pel loro prezzo mitissimo e per la frugalità.

Secondo il prof. Tampelini, il friulano non è che un piccolo Orloff, perchè ha la stessa provenienza zoologica e la stessa ginnastica funzionale modificata dall’ambiente diverso.

Il cavallo friulano è piccolo di statura (m. 1,40 a metri 1,50), ha la testa attaccata con grazia, fronte spaziosa piana, e quadrata, orecchie mobilissime, naso leggermente camuso, occhi grandi e vivaci, narici aperte. Il corpo quasi cilindrico, garrese elevato, rotondo e carnoso, dorso breve, robusto, reni lunghe, avvallate, groppa breve, larga e cadente, ma muscolosa. Il torace è molto largo a coste fortemente arcate, il ventre breve, un po’ pesante, il fianco piccolo. Le gambe muscolose e tendini asciutti e staccati, articolazioni larghe, tibie lunghe, stinchi e pastorali posteriori corti, tendenza al vacchino in molti soggetti. La pelle ed i peli non sono molto fini, ciò che lo rende poco sensibile alle influenze atmosferiche. Il colore del mantello è grigio storno.

Il dott. A. Barpi nel suo libro sulle razze cavalline italiane [p. 610 modifica]riassume bene i pensamenti dei più pregiati descrittori del cavallo forlano, ed a coteste qualità fisiche aggiunge molte doti pregevoli e cioè: la bontà dell’indole, la docilità e l’intelligenza, l’energia e la resistenza, la sicurezza e facilità dei movimenti e lo slancio generoso.

L’inesperto che vede questo cavallo al passo od in iscuderia lo può credere un cavalluccio qualunque, ma osservato in azione diventa ammirevole. I suoi pregi sono l’energia, la prontezza e la potenza delle contrazioni muscolari che eseguisce alla partenza.

Il dott. G. B. Romano, offrendo la fotografia al giornale l'Allevatore, dello stallone friulano Falcone nel 1887 di proprietà del conte Faustino Persico di Portogruaro, dice che è la fotografia di uno stallone veramente meritevole di riproduzione ed aggiunge che «Purtroppo il cavallo friulano è e sarà un ricordo del passato.»

Secondo taluni questa preziosa razza si potrebbe ancora rigenerare, sia ricorrendo alla relazione dei tipi primitivi ancora rimasti, sia ricorrendo direttamente al cavallo orientale, il quale si presterebbe perfettamente tanto sotto il rapporto zoologico, quanto sotto il rapporto zootecnico; ma molti altri non sono di questo parere.

Fogliata nel suo libro Tipi e razze equine così si esprime: «La varietà friulana in quanto produzione importante di una località non può più appartenere che alla storia; l’ambiente agricolo colle sue ineluttabili evoluzioni l’ha escluso. Di questo è d’uopo persuadersi, non solo perchè è sempre saggio ed opportuno rendersi ragione di ciò che è, ma ancora per preservarsi da quelle illusioni e da quegli inani tentativi che troppo spesso esse generano. Escluso dall’ambiente agricolo, è inutile ed è dannoso il cercare con artifici di far risorgere nel Friuli l’antico cavallo. La produzione stallina che sola artificiosamente oggi può tentarsi, non ne darebbe che la parodia. Parodia simile a quella che pur troppo ci danno tutti gli altri ambienti agricoli in oggi come il Friuli inadatti alla produzione cavallina che Governo e privati si sforzano inconsultamente di sostenere»1. [p. 611 modifica]

«Altre vie apre il progresso in compenso di quelle che chiude. Sotto l'aspetto della produzione del cavallo trottatore le provincie venete sono ormai diventate il più gran centro europeo di cavalli famosi, mercè l’introduzione del riproduttore russo da prima e dell'americano poi; e sotto l’aspetto della produzione del cavallo da sella per l’esercito le provincie stesse hanno grandemente progredito con l’introduzione del riproduttore inglese hackney e del p. s. inglese e orientale».

Difatti ora nelle provincie venete si producono molti cavalli da sella eccellenti, che hanno il dorso e la groppa dell’hackney inglese, buoni cavalli militari, e si producono buoni trottatori americano-italiani di fama europea.

Razza del Polesine. Questa razza sparita anch’essa, come la friulana; era detta anche razza poliese e più comunemente razza Marinotta, ed era diffusa nelle provincie venete stendendosi tra l’Adige, l’Adriatico e il Po.

Il Vallada in proposito scrive che «pochi lustri addietro il Polesine contava ancora diciotto mandrie di tre distinti tipi: cinque' per tiro di lusso, cinque pel servizio della sella ed otto pel tiro pesante e per l’agricoltura. La loro antica rinomanza fu tale che nazioni ippiche straniere, fra cui la stessa Inghilterra, usarono provvedersi di stalloni da questa eccellente razza».

I cavalli che si allevavano in quella zona, pur essendo differenti nelle dimensioni, nelle forme e nelle attitudini, erano assai pregiati per la loro bontà. Ciò sta a favore dell’ambiente, scrive il Fogliata, adattatissimo per la produzione e per l'allevamento del cavallo, come ne è esempio convincente l’antichissima razza dei marchesi di Canossa a Grezzano, la quale fu famosa nel tempo che era formata di cavalli marinotti, quanto lo è ora che è formata di cavalli provenienti da riproduttori inglesi, conformati sul modello degli hackney inglesi di ottima costituzione.

Razza di Canedole. — Il barone Raimondo Franchetti impiantò a Canedole, presso Mantova, una razza privata allo scopo di produrre cavalli del tipo hunter. Come stalloni fu scelto il celebre Hamlet, di cui abbiamo già parlato. Le cavalle sono figlie [p. 612 modifica]dello stallone anglo-normanno Oscar e altre sono ungheresi discendenti dall'eccellentissimo Buccaneer. I prodotti sono eletti per energia e per solidità, qualità bene apprezzata alla scuola di cavalleria di Pinerolo, che ogni anno ne acquista i migliori prodotti per i signori ufficiali come già si disse.

Razza Ferrarese. — Gode fama antica di buona produzione la provincia di Ferrara sia per le buone condizioni locali, sia per l'intelligenza dei produttori, i quali da molti anni introducono stalloni puro sangue inglesi e praticano un incrociamento progressivo con buon successo.

Il cavallo che si produce maggiormente ha le forme dello hackney inglese molto ricercato in commercio.

Numerose sono le razze private ferraresi con allevamento stallino in gran parte dell'anno, misto con pascolo nella stagione propizia. I puledri acquistati sui mercati si fanno spesso figurare d’origine inglese.

Il Fogliata ci dà il seguente elenco dei produttori di questi eccellenti cavalli e cioè:

Il sig. Carlo Calderoni con un bel gruppo di cavalle nel suo magnifico tenimento di Carmignano, dove funziona lo stallone Rabicano da Andred e Sangarre, vincitore del Derby Reale e di altre corse.

Rabicano è un cavallo sauro che si distingue in mezzo alla produzione di Andred per una maggiore robustezza delle membra e per un notevole sviluppo del torace.

I prodotti della razza del sig. Calderoni o razza di Cologna Ferrarese si distinguono per la loro grande precocità, in parte dovuta, secondo il Fogliata, ad uguale tendenza del padre Andred che vi ha predominato, e parte alla qualità dei foraggi ricchi di fosfati calcari ed alla razione abbondante di biada.

Il conte Giovanni Revedin con circa 50 cavalle; il sig. A. Navarra; l’ing. A. Trentini; il sig. Braghini-Nagliati; il sig. Luigi Bonetti; il sig. Tancredi-Nagliati; i sigg. fratelli Ludergnani; il sig. R. Giordani; il sig. Antonio Trenti a Guastarella con 80 cavalle; il sig. Pasquali a Migliarino con 60 cavalle; il comm. G. Ghizzolini a Ostellato con circa 100 capi; il conte Camerini a Bondeno ecc. [p. 613 modifica]

Da quanto abbiamo esposto risulta che nelle provincie venete, nel ferrarese e nel mantovano, la produzione equina sta compiendo una vastissima trasformazione, abbandonando il trottatore friulano e passando all'uso degli stalloni di Norfolk, del puro sangue inglese e dell’americano, ed ha ormai assicurato uno splendido avvenire all'hackney italiano in sostituzione delle razze locali screditate e degenerate.

Ci rimane ancora da esaminare le condizioni ippiche delle altre regioni italiane, la qual cosa faremo nella prossima conferenza.

Dr. Carlo Ottavio Bosio

Maggiore Veterinario.


Note

  1. Tipi e razze equine del cav. dott. Giacinto Fogliata. Vol. 1, pag. 420.