Rime varie (Alfieri, 1912)/CVI. Vizi e virtù degli Italiani

CVI. Vizi e virtù degli Italiani

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CVI. Vizi e virtù degli Italiani
CV. Letizia di Achille perché sta per rivedere la Contessa CVII. Contro la lentezza dei vetturini tedeschi

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CVI [cxliii].1

Vizi e virtú degli Italiani.

Ai Fiorentini il pregio del bel dire;2
Ai Romaneschi quel di male oprare;
Napoletani mastri in schiamazzare;
4 E i Genovesi di fame patire.3

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I Torinesi ai vizj altrui scoprire,4
I Veneziani han gusto a lasciar fare;5
I buoni Milanesi a banchettare;6
8 Lor ospiti i Lucchesi a infastidire.7
Tale d’Italia è la primaria gente;
Smembrata8 tutta, e d’indole diversa;
11 Sol concordando appieno in non far niente.
Nell’ozio e ne’ piacer nojosi immersa,
Negletta giace, e sua viltà non sente;
14 Fin sopra il capo entro a Lete sommersa.9


Note

  1. Nel ms.: «7 settembre, tra Novi e San Benedetto». Infiniti i nomi di scherno con i quali gli abitanti di una città o di una provincia italiana distinsero per lungo tempo quelli di un’altra città o di un’altra provincia e varrebbe la pena che qualcuno li raccogliesse, come testimonianza di tempi che ci anguriamo trascorsi per sempre; colui che si accingerà a questo lavoro dovrà anche tener conto di quello che sparsamente il Manzoni scrisse a tal proposito ne’ Promessi sposi e in alcuna delle poesie.
  2. 1. Sovente nell’Autobiografia dell’A., è esaltato il bel parlare dei Fiorentini: di questo Canzoniere veggansi i sonetti Italia, o tu che nulla in te comprendi, Deh! che non è tutta Toscana il mondo, e L’idioma gentil sonante e puro.
  3. 4. Già, commentando il son. Nobil città che delle Liguri onde, abbiamo veduto che cosa l’A. pensasse di Genova e dei Genovesi.
  4. 5. Il verso è costruito a senso, o forse in quella proporzione ai è una specie di attrazione verso un sottinteso aggettivo ‘facili’, ‘propensi’.
  5. 6. De’ veneziani piacque all’A. il dialetto, sebbene lo trovasse un po’ cascante; la nobiltà gli parve superba, ‘innaprochable,: tutto insieme, nella loro città si annoiò: questo solo si ricava dall’Autobiog. e dall’epistolario.
  6. 7. Visto che in Zena da imparar non v’è,
    L’Appennin già rivarco e m’immilano
    Ma quivi io tosto esclamo un altro Ohimè.
    Le cene, e i pranzi e il volto ospite umano,
    E i crassi corpi e i vieppiú crassi ingegni
    Che il Beozio t’impastan col Germano,
    Fan sí ch’io esclami: Ohimè, perché pur regni,
    Alma bontà degli uomini, sol dove
    Son di materia inaccessibil pregni!
    — Nella sat. I viaggi.
    Anche il Baretti nell’opera su Gli Italiani, nota che i Milanesi amano sovra ogni cosa la buona cucina.
  7. 8. Ho chiesto a varie persone se corra qualche proverbio in Lucca a questo riguardo e nessuno mi ha saputo dir nulla: oggi certo gli ospiti non vi sono infastiditi.
  8. 10. Smembrata, poiché le varie sua parti non si sentono strette da alcun vincolo di amore e di fratellanza.
  9. 14. Dimentica del suo passato, come se avesse bevuto l’acqua di Lete.