Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXXIII. Si duole di non aver unito agli scritti l'azione

CLXXIII. Si duole di non aver unito agli scritti l'azione

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CLXXIII. Si duole di non aver unito agli scritti l'azione
CLXXII. Chiede di essere considerato, per il linguaggio, fiorentino CLXXIV. Alla Poesia

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CLXXIII.1

Si duole di non aver unito agli scritti l’azione.

Io mi vo vergognando infra me stesso
Di un’ampia macchia, onde imbrattommi il Fato:
Senz’essa, io forse un uom2 sariami stato,
4 Ponendo in fatti ciò che in voci ho espresso.
Mi fea Natura invan del miglior sesso,
Poiché in città non libera pur nato;
Quindi, io sempre al gigante il nano a lato
8 Figuro in me, quando alti sensi intesso.3
Ma Lusinga ingegnosa, anco talvolta
A consolarmi di un tal danno sorge,
11 Dicendo: «Ogni opra d’uom gli anni han sepolta,
«Men lo scriver che il dolce utile4 porge:
«Nata in serve contrade anima sciolta,
14 «O il suo scriver non muore, o un dí risorge».


Note

  1. Nel ms: «9 gennaio, lungo le mura, a una pioggia dirotta».
  2. 3. Un uom, un uomo compiuto, un vero uomo.
  3. 7-8. Quindi io, nato col cuor libero in terra schiava, quando scrivo, rappresento necessariamente questo dualismo; l’espressione del gigante e del nano richiama l’altra de son. Sublime specchio di veraci detti:
    Or stimandomi Achille ed or Tersite.
  4. 12. Il dolce utile: reminiscenza oraziana (Arte poetica, 343):
    Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci.