Rime nuove/Libro IV/Ad Alessandro d'Ancona

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Libro IV Libro IV - Primavere elleniche I
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LXI.

AD ALESSANDRO D’ANCONA1


O de’ cognati e de i dispersi miti
Per la selva d’Europa indagatore,
Mentre tu nozze appresti e i dolci riti
4Affretti in cuore,

Io, dove ride al sol da l’infinito
Rincrespamento del ceruleo seno
E al ciel con echi mille e al breve lito
8Plaude il Tirreno,

E digradando giú dal colle aprico
Per biancheggiante di palagi traccia
La verde antica terra al glauco amico
12Porge le braccia,

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In queste di salute aure frementi
Terse le nebbie de lo spirto impure,
Dato il cuore a gli amici e date a i venti
16Freschi le cure,

Anche una volta io qui libo a le dee
Che de la mente mia seggono in cima,
E t’accompagno le camene argee
20Con la mia rima.

Non io tinger vorrei di dotta polve
A la sposa il vel bianco ed i pensieri
Né schiuder quei che un’età grossa involve
24Grossi misteri.

Dannosa etade! Solitario mostro
La morte allor su ’l cieco mondo incombe
Con mille aspetti, e l’uomo esce dal chiostro
28Sol per le tombe.

Ne i boschi infuria e via per valli e gioghi
Una danza di forme atre e maligne
Ch’odiano il sole: l’orrida de’ roghi
32Vampa le tigne.

Da l’aspre torri e dal cenobio muto,
Dal folto domo d’irti steli inserto,
Par che la vita l’ultimo saluto
36Mandi al deserto.

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Quindi l’accidia rea ch’anco inimica
La natura e lo spirto, ed impossente
L’uomo, che un sogno torbido affatica,
40Aspira al niente.

L’ombra di morte e su da la marina
Di Teti il pianto fuor de le ftíe ville
Seguía tra i carri e l’armi la divina
44Forza d’Achille.

Ma ei pugnava i giorni, e, a la romita
Notte citareggiando in su l’egea
Riva, a Dite a le Muse ed a la vita
48Breve indulgea.

Pigri terror de l’evo medio, prole
Negra de la barbarie e del mistero,
Torme pallide, via! si leva il sole,
52E canta Omero.



Note

  1. [p. 679 modifica]Fu premessa a un frammento dell’Iliade tradotta da Ugo Foscolo pubblicato per gratulare alle nozze del D’A. Nella strofe sesta si allude all’usanza dotta, se non forse pedantesca, di pubblicare o ripubblicare in occasioni nuziali scritture del trecento, documenti o simili; utili certo a studiare, ma tutt’altro che opportune e graziose. Tant’è: per amore dell’utile male inteso il nostro secolo va ognora piú perdendo ogni gusto della decenza artistica.