Rime e ritmi/Nicola Pisano
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Al sorriso d’april che da la tarda
Vetrata rompe e illumina la messa
Par che di greca leggiadria riarda
4Il marmo funeral de la contessa.
Su la divota gente al suol dimessa
La voce va de l’organo gagliarda,
E sorge e tuona e mormora compressa,
8E il sol dardeggia. E Nicolò riguarda.
Per la dischiusa porta la marina
Vedesi lungi tremolare, invia
11Odori il vento, l’infiorato china
Mandorlo i rami. E tra la litania
Che invoca e prega, in umiltà divina
14Da la gloria di Fedra esce Maria
È la chiamata da le afflitte genti
Sotto le spade barbare ne’ pianti,
L’aspettata da i popoli redenti
4Ne i segni a la vittoria sventolanti.
È il fior d’ Iesse che vinceva i lenti
Verni semiti, e i petali roranti
Di lacrimosa pieta apre a i portenti
8Trasfigurato ne gli elleni incanti.
Oh di che mira passïon percossa
Stiè l’alma a lo scultor, quando montare
11Dal greco avello de le tedesche ossa,
Benigna visïon che tutto ammalia
Il ciel d’intorno, ei vide su l’altare
14La nova e santa Venere d’Italia!
E da le spalle d’Ampelo a l’altare
Traversando fu visto Dïoniso
Maestoso ne l’atto con un riso
4Di gioia spirital pontificare.
E da le forme di beltà preclare
Il verginal Ippolito diviso
Ecco i pulpiti sale, e dritto e fiso
8Di sereno vigor simbolo appare.
Poi, quando il coro de le donne a l’ore
Del vespro in alto i canti e gli occhi ergea
11De gl’incensi tra il morbido vapore,
Col vampeggiar de la mistica idea
Ne i seni a le feconde itale nuore
14L’eroica bellezza discendea.
Da la foce de l’Arno e de le spente
Città d’Etruria da le sedi or liete
Di primavera, al vento d’orïente,
4Navi di Pisa, sciogliete, sciogliete.
Come stuolo di cigni in onde chete
Avanti Febo suo signor movente,
Bianche l’azzurro Egeo soavemente,
8Navi di Pisa, correte, correte.
Vien dal verde paese di Cibele
D’etesie mormoranti aure un conforto
11Che fuga dietro sé tempo crudele;
E spirito novel di porto in porto
Aleggia e canta da le vostre vele
14— O terra, o ciel, o mar, Pan è risorto — .
Note
- ↑ [p. 1056 modifica]Cagione e mezzo al rinnovamento dell’arte scultoria fu lo studio e la diligenza messa da Nicola Pisano intorno al lavoro greco rappresentante la storia d’Ippolito e Fèdra nel marmo che poi racchiuse il corpo della contessa Matilde ed era incassato in una delle muraglie laterali del domo di Pisa.