Rime e ritmi/Carlo Goldoni
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A te, porgente su l’argenteo Sile
Le braccia a l’avo da l’opima cuna,
Ne la festante ilarità senile
4Parve la vita accorrere con una
Marïonetta in mano. Al sol d’aprile
Te fuggente la logica importuna
Presago accolse il comico navile
8Veleggiando la tacita laguna.
E Florindi e Lindori e Pantaloni
Fûr la famiglia tua: d’entro i suoi scialli
11Rosaura ti dicea — Bon dí, putelo — .
Fumavan su la tolda i maccheroni,
Su l’albero le scimmie e i pappagalli
14Garrían. Su l’Adria ridea grande il cielo.
Fortuna e vita girano il lor vario
Stil. Quando Marte del suo ferreo stampo
Italia offusca e al tuon de’ bronzi e al lampo
4Fa di battaglia le città scenario,
Tu, da le mani del ladron sicario
Tragedo uscendo con sereno scampo,
Conduci a mendicar di campo in campo
8L’eroica cecità di Belisario.
Oh errante con la moglie entro gli oscuri
Guadi e i passi dubbiosi ed i tremanti
11Perigli de la notte, ecco il mattino!
Dal mondo de la luna ecco Arlecchino
Al brigadier di Spagna, e in note e canti
14Maria Teresa a gli Ussari e a’ Panduri.
Ecco, e tra i palchi onde l’oligarchia
Sputa in platea, Venezia, ecco da questo
Povero allegro venturier modesto
4A te la scena popolar si cria.
La commedia de l’arte si dormia
Ebra vecchiarda; ed ei con un suo gesto
Le spiccò su dal fianco disonesto
8La giovinetta verità giulía.
Poi tra i Baffi accosciati ne’ bordelli
Ed i Farsetti lividi al leggio
11Da le gondole trasse e da’ campielli
La sanità plebea.... Tutto vanío
Come un stormo di migranti augelli
14Senza gloria né pan. Venezia, addio!
Deh come grige pesano le brume
Su Lutezia che il verno discolora,
Mentre ancor de l’ottobre al dolce lume
4Ride San Marco ed il Canal s’indora!
Ed ei pur di su ’l memore volume
Al suo passato risorride ancora,
E la vita e la scena ed il costume
8Di cordïal giocondità rinfiora.
Ahi, la tragedia, orribil visïone,
Al gran comico autor chiude l’etate!
11Cadde: e Venezia non vide finire
Piagnucolando come donna Cate,
E di palagio, come Pantalone
14Dal reo Lelio cacciato, il doge uscire.