Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/Nel bagno (Ode)
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NEL BAGNO
ODE
Pel fiammante de ’l ciel tramite sacro
gli agitati corsier disfrena il sole
e d’onde fresche a ’l salutar lavacro
4luglio ci vuole.
O fortunata se veder potessi
tremolar la marina a l’orizzonte
o tra selve d’abeti e di cipressi
8fredda una fonte!
Ma il fato mi negò, come ha costume,
il bacio di salubri acque cadenti
e de ’l sonante mar le bianche spume
12rotte da i venti.
Pur, qual lo scrigno famigliar concede,
me ancor d’umili terme allieta l’onda
che in brevi cerchi accarezzar si vede
16la ferrea sponda.
E se zefiro alcun non va temprando
de ’l sol le vampe con la sua carezza,
il serico flabel l’aure agitando
20copia la brezza.
Ivi, gettando allor la tenue vesta,
pudicamente ignuda io volgo il passo.
Disciolto il crin da l’apollinea testa
24fluisce a ’l basso;
fluisce e lambe il tergo mio che mostra
callipigie beltà che il sole ignora...
Onde, apritemi il seno! ecco la vostra
28dolce signora!
Io non t’invidio il fior de ’l corpo bianco,
o de le ciprie spume eterna figlia,
se a l’ concavo sedil concedo il fianco
32come a conchiglia.
Onde apritemi il seno! ecco, m’assido
su ’l metallico trono... ecco m’affondo,
e la parte di me che lascia il lido,
36cala ne ’l fondo,
ove, strisciando con l’esperta mano,
detergo il lezzo a le inquinate membra.
Mormora l’onda ed il suo picciol piano
40il mar mi sembra,
e le tempeste sogno, e veggo e sento
l’imperversar de l’aquilon crudele
e le triremi trionfali a ’l vento
44scioglier le vele
e una nave puntar, negra su l’onda,
la bocca d’un cannon fetente e cupo...
Numi, che scoppio!... Ne vibrò la sponda
48de ’l semicupo!