Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/Le visite del Cardinale

Le visite del Cardinale

../Fantasia egiziana ../Sambuci IncludiIntestazione 28 febbraio 2022 100% letteratura

Libro secondo - Fantasia egiziana Libro secondo - Sambuci

[p. 138 modifica]

QVANDO

IL PREFETTO DEL RE

E IL SINDACO DEL COMVNE

RENDEVANO OMAGGIO

A SVA EMINENZA REVERENDISSIMA

DOMENICO SVAMPA

PRETE CARDINALE DEL TITOLO DI SANT’ONOFRIO

ED ARCIVESCOVO DI BOLOGNA

QVESTO CARME BENE AVGVRANTE

AL SVO FORMOSO PASTORE

ARGIA SBOLENFI

DEDICAVA


Signor, poi che ti sta supplice ai piedi
        Questa Felsina tua che un dì sdegnosa
        Bacio di prete sofferir non volle,
        Costei che, infranto il trono in cui tu siedi,
        5Cercando libertà tinse gioiosa
        Del suo sangue miglior l’itale zolle,
        Absolvi or la pentita e le concedi
        L’amplesso del perdono
        Dimenticando dell’error l’audacia.
        10Sii generoso e buono
        Con chi, come a Signor, la man ti bacia,
        E poi che piango ravveduta anch’io,
        Misericorde ascolta il canto mio.

[p. 139 modifica]


Un tempo, e ben lo sai, morta di fame,
     15Schiava del tuo stranier temprò la plebe
     Ceppi a se stessa su la propria incude:
     Pe’ sacerdoti tuoi le turbe grame
     Reser feconde le sudate glebe
     E sul solco natio caddero ignude
     20Ai campi della Chiesa util letame;
     Ma un Dio consolatore
     Da’ sacri templi a lor dicea: «Soffrite,
     Turbe nate al dolore
     E che felici nel dolor morite,
     25Poi che v’aspetta in ciel di Dio il sorriso
     E sol de’ tribolati è il paradiso».

Dolci tempi, o Signor, ma triste il giorno
     In cui la libertà disse il suo nome
     La prima volta nella rea Parigi,
     30Poi che le turbe allor volsero intorno
     Torbido l’occhio e scossero le some
     Brandendo l’armi ad operar prodigi
     Di che all’anime pie duro è il ritorno.
     Germogli del mal seme
     35Crebbe il tristo terren le idee novelle;
     Compresso indarno, freme
     Tra i nuovi ceppi il popolo ribelle,
     E poi che in cor gli agonizzò la fede
     Non più la libertà, ma il pan ci chiede.

[p. 140 modifica]


40E grida: «Senza gioia e senza luce,
     Martiri del lavoro e degli stenti,
     Moriamo e il pane ancor ci si rifiuta,
     Aprimmo il solco e non per noi produce,
     Altri ha le lane e noi guardiam gli armenti,
     45Altri ha la messe e noi l’abbiam mietuta.
     Nuovo un tiranno i servi suoi riduce
     A maledir la vita
     E, come bruti a litigar le ghiande;
     Ci calca inferocita
     50La gente nuova che facemmo grande,
     Ma lieto il dì della riscossa arriva:
     Corriamo all’armi e la giustizia viva!»

Deh! soccorri, o Signor! Più non ci giova
     Rinnovar le catene ed i tormenti
     55O sfrenar birri alle cercate stragi.
     Troncata l’idra i capi suoi rinnova
     E i pubblicani ed i giudei dolenti
     Tremano su gli scrigni e nei palagi
     Dove il tripudio del goder si prova.
     60La turba macilente
     Accorre e di morir non ha paura
     Poi che, soffrendo, sente
     Che a lei la vita e non la morte è dura...
     Deh, Signor, ci soccorri e se al desio
     65Mancan le Guardie, ci difenda Iddio!

[p. 141 modifica]


E se il tuo Dio ci costa, a noi che importa
     Quando i ribelli al timor suo riduce
     E delle turbe ci ridà il governo;
     Quando agli eletti suoi l’ausilio porta,
     70Quando tra i volghi creduli conduce
     L’util minaccia ed il terror d’inferno
     Ed ha il demonio pauroso a scorta?
     Ben venga Iddio se reca
     Fede agli umili, securtà ai possenti,
     75L’obbedienza cieca,
     Il catechismo, i preti, i sacramenti,
     De’ frati tuoi la sacrosanta loia,
     Il Sant’Ufficio, la mordacchia e il boia.

Ben vedi che timor, non cortesia,
     80I magistrati nostri a’ piè ti caccia
     Inginocchiati a far debita ammenda.
     Ieri nemici, ognun di lor fuggìa
     Fino il pretesto di guardarti in faccia
     Ma la tema del poi gli animi emenda
     85Ed eccoli a gridar Gesù e Maria.
     Reca dunque, o Levita,
     Benedetti dal ciel giorni soavi
     Alla città pentita,
     Al Senator che te ne dà le chiavi;
     90Stringi la briglia nella man paterna
     E questo popol tuo reggi e governa.

[p. 142 modifica]


Canzon vanne alla sede
     Del Pastor cui fu porto
     Omaggio di paura e non di fede.
     95Egli è saggio ed accorto
     E se ben tu lo guardi
     Gli leggerai nel viso: «È troppo tardi!»