Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/Anacreontica
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ANACREONTICA
Chi pel selvoso monte
Lascia la nuda valle
E del roccioso calle
4L’erta salendo va,
Sente grondar la fronte
E vacillare il fianco,
Sente che il piè già stanco
8Forza d’andar non ha.
Ma giunto in su la vetta,
Con l’occhio erra lontano
Sul verdeggiante piano
12Che gli si stende al piè,
Allor trionfa e getta
Un grido alto e giocondo!
Vede soggetto il mondo
16E se ne sente il re.
Anch’io così, sudando
Su la ribelle rima,
Potei toccar la cima
20Lieta del sacro allor.
E, sotto a me guardando
Con la pupilla altera,
Maggiore e assai più vera
24D’altri sentirmi in cor.
Perciò sappia chi viene,
Folle, a contender meco
Od a negarmi, bieco,
28La seggiola curùl,
Che tre scodelle piene
Di tagliatelle asciutte
Io me le mangio tutte
32E vado... ad Irminsul.1
Note
- ↑ Località ignota, forse dell’altro emisfero.