Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto XXXVII
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Sonetto XXXVII
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SONETTO XXXVII.
A
ppena avean gli spirti intera vita; Quando il mio cor prescrisse ogn’altro oggetto,
E sol m’apparve il bel celeste aspetto,
Della cui luce io fui sempre nodrita. 4
Qual dura legge ha poi l’alma sbandita
Dal grato albergo, anzi divin ricetto?
La scorta, il lume, e ’l giorno l’è interdetto;
Ond’or cammina in cieco error smarrita. 8
Soli Natura, e ’l Ciel con pari voglia
Ne legò insieme; Ahi quale invido ardire,
Quale inimica forza ne disciolse? 11
Se ’l viver suo nodrì mia frale spoglia,
Per lui nacqui, era sua, per se mi tolse;
Nella sua morte ancor dovea morire. 14