Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto CXIX

Sonetto CXIX

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Sonetto CXVIII Sonetto CXX


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SONETTO CXVIII


Quel bel Ginebro, cui d’ intorno cinge
   Irato vento, nè perciò le foglie
   Sparge, nè disunisce, anzi raccoglie
   La cima, e i rami, e ’n se stesso si stringe;
L’ animo stabil mio, Donna, depinge
   Combattuto ad ognor; ma se discioglie
   Fortuna l’ ira, ei la raffrena e toglie,
   Sol vincendo il dolor, che la sospinge,
Con chiudersi, e coprir nei gran pensieri
   Del Sol amato, nel cui lume involta
   Dall’ aspra guerra altiera l’ alma riede.
A quell’ arbor Natura insegna a’ fieri
   Nemici contrastare, e a me la molta
   Ragion vuol, che nel mal cresca la fede.


SONETTO CXIX


Quante virtuti qui fra noi comparte
   Il Ciel, allor che con benigni aspetti
   Suoi lumi accende a far sì degni effetti,
   Che ’l poter suo divin dimostra in parte;
D’ intorno lampeggiar chiare consparte
   Al mio Signor vid’ io; voi Spirti eletti,
   Che formate sì bei rari concetti,
   Onorate di lui le vostre carte.
Ei sia degno soggetto ai sacri inchiostri,
   Che dal lume divin più larga vita
   Avran i bei famosi studi vostri.
Che se poca mortal luce finita
   Vi sprona or tanto da’ superni chiostri,
   Quanto accender vi de’ luce infinita?