Rime (Vittorelli)/Sonetti/Sonetto 13
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Per la morte di Giuseppe II. mentre correa voce che l’Austria fosse per mover guerra alla Porta.
Al Nobil Uomo Pietro Zaguri, che era da qualche tempo in Costantinopoli.
O scrutator del Giovane superbo,
A cui prostrati versano gli eunuchi
Ne le patere d’oro i bruni suchi,
Nè ardiscono mirarlo, o scioglier verbo:
Dimmi (così de’ tuoi nocchieri al nerbo1
Risponda Eolo propizio, e a noi ti adduchi)
Su i brevi di Giuseppe anni caduchi
Tremò l’aspro Garzone, o rise acerbo?
Forse tremò, pensando a quella falce,
Che miete a un colpo sol le annose querci,
E il fresco pioppo, e l’immaturo salce.
Che val dunque esser Re, se i fati dierci
Che ne aspettasse la funerea calce,
Il suon del bronzo, e il piagnisteo de i Cherci?
Note
- ↑ Egli stava allora per mettersi in viaggio, onde ritornare a Venezia.