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Rime d'amore

XCIII

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XCIII

Come una cerva ferita a morte.

     Qual fuggitiva cerva e miserella,
ch’avendo la saetta nel costato,
seguíta da duo veltri in selva e ’n prato,
fugge la morte che va pur con ella,
     tal io, ferita da l’empie quadrella
del fiero cacciator crudo ed alato,
gelosia e disio avendo a lato,
fuggo, e schivar non posso la mia stella.
     La qual mi mena a miserabil morte,
se non ritorna a noi da gente strana
il sol degli occhi miei, che la conforte:
     egli è ’l dittamo mio, egli risana
la piaga mia; e può far la mia sorte,
d’aspra e noiosa, dilettosa e piana.